Mombu + Monsieur Gustavo Biscotti – 25/03/11 Arci Tom (Mantova)

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Dopo aver apprezzato il disco stavo tenendo d'occhio le date del duo composto da Luca Mai (Zu) e Antonio Zitarelli (Neo), rassegnato a farmi un bel po' di chilometri per poterli vedere dal vivo. Invece, a sorpresa, ecco l'arci Tom dare ai Mombu un palco e a me una trasferta di raggio molto più corto del previsto.
Fanno da valletti ai due gli indigeni Monsieur Gustavo Biscotti, che inserito ormai il chitarrista, stanno cercando di ridefinire la direzione musicale, buttando sul piatto dilatazioni di matrice neuro-isisiana, veementi chitarrismi molto psych e sequenze cantate quasi rock'n'roll. Se le parti post-core sono ormai avulse dal contesto musicale e mgb_arci_tomonestamente piuttosto noiose, le altre due, sebbene ancora non coese, lasciano immaginare future, felici commistioni, trattandosi tra l'altro di rock'n'roll e furia strumentale chiaramente ab-normal, per via dell'anomala formazione a due bassi contro una sola chitarra. Il risultato è un concerto altalenante, con momenti inconcludenti ed altri maggiormente riusciti, che gettano semi per il futuro. Speriamo germoglino. Quando i Mombu si accomodano sul palco ho solo il tempo di notare come il batterista, paffuto e barbuto, assomiglia a un orsacchiotto, che questo prende a picchiare sulle pelli peggio di un fabbro, facendo venir meno qualsiasi illusione di tenerezza; Luca Mai, barba mefistofelica e sax baritono, gli va dietro di par suo e la danza ha inizio. Oddio, in mombu_arci_tomrealtà più che ballo è una continua vibrazione, tanto che la mia giacca, inopinatamente appoggiata su un subwoofer, striscia per due volte fino a terra; la terza, rassegnato, la lascio lì. I Mombu dal vivo sono gli stessi del disco, però diversi: sacrificano le sfumature in favore di un impatto frontale, scelta intelligente visto la ristrettezza della formazione; insomma, se vostro papà è un appassionato di jazz il CD potreste farglielo ascoltare, ma evitate di portarlo al concerto. Non di sola brutalità comunque si tratta e nel corso del concerto alle parti che per lo spirito di moderno tribalismo metallaro mi richiamano i Sepultura di Roots, se ne alternano altre più "vivibili", con assoli dei due strumenti e della kalimba di Mai, o passaggi quasi elettroacustici con scratch generati sfregando e percuotendo il sax con le mani. Tuttavia i momenti migliori sono quando si evocano emozioni viscerali, psichedelia tribale esaltate dalle poliritmie e dal sax, a volte sferzante, altre suadente: un po' ci si agita, un po' si viaggia col pensiero. Il tutto si conclude entro una mezz'ora, breve nella percezione, ma molto intensa. Non potevamo chiedere di più.