Kotha – XI (This Winter Will Last Forever, 2017)

Make Sodapop metal again, part. 2. Dopo Boslide è l’ora di Kotha, progetto esordiente che esce per un’etichetta che è garanzia di black metal ruvido ed oscuro come la This Winter Will Last Forever (casa fra gli altri dei Massemord, roba che a confronto il blue wahle, ammesso esista, è una barzelletta). Credo che nessuno, dal semplice ascolto di XI, possa intuire che le corde vocali che generano queste urla scarnificate siano le stesse che producono il cantato baritonale dei lavori di Daniele Santagiuliana; ma se scendete fino al cuore di tenebra che alimenta entrambi i progetti tutto vi sarà (scusate il paradosso) chiaro. Kotha non ha come obiettivo primario il rinnovare o l’evolvere il linguaggio del black metal, il suo intento è risalire alle fonti del genere (influenze dichiarate sono i primi Mayhem, Darkthrone, Burzum e Bathory) per esprimere una sofferenza e una disperazione che solo questi suoni possono veicolare; l’operazione non si risolve in una banale copia carbone degli originali né in un lagnoso piagnisteo, piuttosto in una mostra di atrocità a cui la forma estremamente spartana (Santagiuliana si occupa di tutti gli strumenti e canta) conferisce una certa personalità, collocando il lavoro ai confini fra il depressive e il weird con alcune notevoli incursioni fuori zona. Non è un’oscurità indistinta quella in cui ci precipita XI: Mankind Is Nothing More Than Shaking Meat e Moloch’s Guts combinano in vari modi melodia e ruvidità scegliendo una ritmi sparatissimi e l’altra lentezze quasi insostenibili (che caratterizzano anche Entering the Decarabia’s Circle), The Blacker The White Becomes è sporcata di elettronica industriale, Beast esalta Kotha flirtando con tribalismi e noise, Embalm Me Now e A Pure Life sono i due apici della raccolta, più classicamente di genere la prima, caratterizzata da una prova vocale maiuscola, più contaminata la seconda, con un groove di matrice godlfeshiana che si ibrida con partiture e vocalizzi tipicamente black. Non fatevi comunque fuorviare dai tanti riferimenti, nel suo sovrapporre sporcizia e melodia, nel suono freddo e tagliente, nel gran lavoro vocale, XI è un album 100%  black metal e potrebbe benissimo essere il vostro disco dell’estate… se odiate questa stagione.