Barnacles – One Single Sound (Boring Machines, 2017)

Salto i preamboli dato che di Barnacles, nome dietro cui si nasconde Matteo Uggeri (già Sparkle In Grey), vi abbiamo detto di recente parlando dell’esordio in digitale su Arell, per quanto One Single Sound segni comunque a suo modo un debutto, sulla lunga distanza e nel formato fisico, a cura della veneta Boring Machines. Ciò su cui vale invece la pena soffermarsi è il concept che anima il progetto: il Barnacles in questione è un attento rapinatore e riciclatore di suoni che partendo da fonti numericamente limitate sa costruire tracce varie ed elaborate. Potete vederla come un’esaltazione dell’etica del riciclaggio, come un’interpretazione musicale del concetto di “nulla si crea e nulla si distrugge”, come la messa in pratica del modo di dire “far di necessità virtù” od altro ancora, resta il fatto che l’idea di partenza è assai fertile e per raggiungere il pieno compimento necessita solo di una realizzazione adeguata. È quello che avviene. Combinando un drone (di Giulio Aldinucci), un field recording (di Stefano De Ponti), un campione di batteria (più pochi altri elementi a colorare i vari pezzi) nascono quattro composizioni legate fra loro da un sempre presente elemento ritmico ma dotate ciascuna di un qualcosa che la distingue. I Hate A Barnacles è trance con un’insolita anima orchestrale, As No Man Ever Did Before sa essere sognante e straniante al tempo stesso, Not Even A Sailor  si divide fra ritualismo spettrale e avanguardia concreta, In A Slow-Sailing Ship è l’apoteosi ritmica fra dub e potente incedere meccanico e sono – è assai intrigante pensarlo – solo alcune delle forme costruibili con queste limitate fonti. Missione pienamente compiuta, dunque. Lo domanda ora è: chi saranno le prossime prede del crostaceo?