Junkfood – Transience (Parade/Trovarobato, 2011)

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Parade è la costola della Trovarobato che si occupa di dare visibilità a musiche che presso l'etichetta madre difficilmente troverebbero spazio: semplificando siamo in prossimità di certo jazz di confine, lontani dalla forma canzone. Con già all'attivo, fra gli altri, Der Maurer, lavoro solista di Enrico Gabrielli di Mariposa e Calibro 35 e l'esordio degli Hobocombo, di cui avrete letto a più riprese su queste pagine, ci propone ora l'album dei bolognesi Junkfood. Classico terzetto rock in cui l'aggiunta della tromba e di quattro device elettronici scompaginano stili e forme, i quattro combinano l'attitudine jazzata dei Tortoise con il math meno tamarro, sintetizzando tutto in una musica non facilmente etichettabile, non fosse altro che per la quantità di ambienti che i nostri si propongono di frequentare. Senza mai perdere d'occhio la melodia, che corre a volte su partiture davvero hard, i Junkfood convogliano nel loro jazz-post-rock passaggi prog (Head Towaed Enemy), dilatazioni ambientali che fanno pensare ai Pink Floyd siderali di Wish You Where Here, tasselli free e sequenze che si direbbero estrapolate da qualche colonna sonora black dei Settanta, con i fiati a farla da padrone. Il tutto fluisce con naturalezza e nonostante in qualche passaggio l'ipertrofia strumentale apesantisca un po' la trama, Transience resta ascoltabile e vario, suggerendo anche la posibilità di venir fruito come un'unica lunga traccia capace, come in un film di David Lynch, di evocare scenari fra loro molto diversi ma che si succedono senza soluzione di continuità.