Devo essere onesto, non so molto di Joan Jordi Oliver. So che risiede a Zurigo, dove organizza in diversi spazi la rassegna Strom am Mittag, concerti trasversalmente sperimentali dove hanno recentemente suonato due personaggi fra i più interessanti per il sottoscritto, Simon Grab e Perpetual Bridge, per cui approfondire il personaggio mi sembrava quantomeno stuzzichevole…
Lo scopro spagnolo, di 28 anni, risiedente in Svizzera. Sassofonista, compositore, improvvisatore e produttore. Con una chiacchiera lo scopro anche autore di due album, il primo uscito l’anno scorso in digitale e soltanto ora su vinile, il secondo che vedrà la luce di qui a poco.
Enlaire si compone di manipolazioni elettroniche sul suo strumento, ma alle nostre orecchie arriva come aria. Fresca, limpida, spaziale. Non stupisce che a produrlo si sia adoperata una label chiamata Total Silence. Il suono di Joan Jordi non è nient’altro che quello delle nuvole. Sembra quasi una funzione angelica, manovrata dal nulla, musica alla quale è stato sottratto peso lasciando unicamente personalità e delicatezza. A tratti ecclesiastica, profondamente ambientale, rifrange la luce aprendosi. Soltanto cinque brani, tanto delicati da non voler quasi toccarli, che a scriverne si cerca di farlo sottovoce accarezzando appena i tasti. Un sassofono? Di sicuro, un piano, un sintetizzatore, ma soprattutto un gusto e la capacità di condividere una propria intimità ed un proprio pensiero.
Che dire? L’aspettativa per il suo secondo album a questo punto è altissima, per un musicista che già ha assaggiato l’Ever Present Orchestra da Alvin Lucier, stimati palcoscenici classici come avant.
Duncan MacDougall, poi citato da Alejandro González Iñárritu definiva in 21 grammi il peso dell’anima, io non saprei dire se l’anima di Joan Jordi sarà tarata a 125 o a 180 grammi, ma di certo posso confermare come queste note e queste texture siano fortemente ascendenti e non gravino, vivendo di luce propria.
Brillantissimo.