Ritorna uno dei gruppi italiani che è riuscito ad imporsi all'attenzione dell'etichetta che divenne famosa per il grunge, la Sub Pop. A scanso di equivoci, per chi di voi conoscesse quel gruppo fortemente psichedelico fra beat, Pink Floyd (di cui sono fortemente debitori per quel che concerne il nome), psichedelia e suono vintage assortito, beh sappiate che pur non avendo stravolto la loro identità hanno stravolto di parecchio la propria fisionomia. Nei Settanta ci siamo rimasi, certo, ma in questo nuovo lavoro, più che di psichedelia parlerei di lisergia kraut a pieno regime.
i sedici minuti abbondanti di Neon sono significativi sia per la lunghezza del pezzo che per il tipo di territori calcati da Fasolo e soci. In questo nuovo lavoro le tastiere hanno preso sempre più piede nel suono della formazione veneta, credo che si tratti di strumenti vintage e se anche così non fosse state pur certi che com'erano riusciti a far suonar retrò il disco Sub Pop sono riusciti a farlo in questo. Alcune delle tracce più estese mi hanno fatto venire in mente echi di Faust, Popol Vuh, altrove mi sarebbe venuto da fare accostamenti ai Can ai Neu e raramente ai Pink Floyd più sperimentali e meno legati alla forma pezzo. Il lavoro è parecchio ostico ed orientato molto più in direzione di un pubblico sperimentale o vintage piuttosto che ai fruitori del rock maggiormente legato alla forma pezzo. E' interessante come sia i Jennifer Gentle sia i Mammuthones (che si sono staccati come una costola dal gruppo base) abbiano dato alla luce dei materiali così dilatati e molto più ostici. Forse preferisco ancora i vecchi Jennifer ma a tratti il disco fa godere ancora di bei momenti.