Grails – Doomsdayer’s Holiday (Temporary Residence, 2008)

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Imperturbabili retro futuristi, i Grails continuano il proprio percorso evo/involutivo iniziato all'inizio di questa decade su Neurot Records. Dopo ormai sette dischi possiamo definitivamente considerarli giunti alla maturità artistica: il suono si snocciola in sette tracce strumentali che attingono equamente dai Faust (impossibile non citare la collaborazione di Steven Wray Lbdell) quanto dal rock cosmico di Ash Ra Temple e Amon Dull II. Credo che "avant-metal" sia un'etichetta decisamente riduttiva per il quartetto, del quale ricordiamo la collaborazione ormai stabile di Emil Amos negli Om.
Muovendosi disinvolti dal kraut alle soundtrack noir fino ad assaporare un certo folk etnico di gusto mediorientale i Grails ci accompagnano in un viaggio dalle tinte fosche e spesso malsano che lascia comunque presagire un'ulteriore sviluppo per il futuro. Benchè formalmente lontani sarebbe interessante vederli condividere il palco con The Black Angels, altra band che attinge al passato remoto per costruire "nuovi edifici che crollano". Unico neo, sempre e comunque presente nel prog moderno, è la dispersione di molte energie melodiche all'interno di labirinti strutturali complessi e, ogni tanto, ridondanti. Troppe cose da dire in troppo poco tempo. Non è una novità.