Gopota – Music For Primitive (Luce Sia, 2016)

“Calandovi nel suono percepirete chiaramente l’emergere di strutture che cercano di dar ordine al rumore, di imbrigliarlo e disciplinarlo” scrivevamo riguardo al precedente lavoro dei Gopota, facendo notare come non sempre l’operazione riuscisse. La lotta è proseguita fuori campo e ora che il duo italo-russo si ripropone con un nastro su Luce Sia, appare evidente che a prevalere sono stati gli elementi d’ordine. In realtà, pur alla luce di questa coerente evoluzione, i due lavori sono difficilmente confrontabili, troppo diversi sembrano l’ispirazione e il modus operandi: più urgenti nel primo, più meditati in questo caso, senza tuttavia perdere il senso del dramma. Music For Primitive ci restituisce un suono non pacificato ma misurabile, che ha sostituito l’improvvisazione di matrice power-noise con strutture death-industrial che portano ad un nuovo livello le già inquietanti atmosfere di Knots Of Fear. Solo una scrittura solida può consentire di mettere insieme tetre ma affascinante distese ambient fra il dark e l’isolazionista dove il rumore si stende sulle melodie di synth come una tormenta su una pianura deserta – Attitude ed Empty Eye, entrambe sul secondo lato – senza tradire le asprezze della prima facciata. Lì si inizia con i vocalizzi inquietanti e i battiti secchi e discontinui che sezionano le tessiture di suoni temporaleschi e stridenti di Meaningless, brano all’insegna di una solennità deviante e si finisce, non senza logica, nella messa lovecraftiana di Summa Liturgica, che sovrappone alla bellezza del canto gregoriano il fragore di una fonderia in piena attività e cavernose voci d’oltretomba. Forse Gopota, pur non sottovalutandoli, è venuto a patti coi propri demoni; non possiamo saperlo. Quel che è certo è che ha sviluppato una maturità che lo porta, in luogo della pura esibizione delle emozioni, alla loro elaborazione e narrazione, scegliendo un lungo e doloroso esorcismo invece di una temporanea catarsi.