Frømm – frømm (Autoproduzione, 2024)

Frømm Sicilia. With Love ? Vedremo.
Terzetto formato da Carmelo S. Sciuto, Fabio Musmeci e Gianlorenzo Di Mauro alla loro seconda fatica spremono letteralmente dieci tracce in poco meno di 25 minuti di suono sintetico e d’impatto, come se una talea elettronica fosse stata impiantata su un corpo post-hardcore, oppure come se i Gogogoairheart od i The Union of a Man and a Woman fossero stati prodotti da Steve Aoki. Un lavoro complicato da sostenere poiché ci vuole precisione, personalità ed acume, doti che non mancano al trio, in grado di unire bassi elastici e deboscia vocale in Upsong, rendendo ruvide e reali le intuizioni che furono dei Ratatat. Dei tre membri non so molto ma scartando cartelle su discogs trovo note che li collegano fra il noise ed il prog, con nomi come Tellaro, Jerica’s e Mechanical Butterfly, d’o.n.c. e Spriggan.
Il disco si muove sornione, con istanti più uptempo che citano i Daft Punk ma non possono non ricordare la voce di Dan Black come se fosse stata prodotta da un’overdose di elio dopo una festa di lavoro alcolica terminata in studio. Questa voce svagata sembra essere la cifra stilistica dei Frømm che però sono in grado di non annoiare mai tagliando tutto il superfluo dai loro brani, pestando duro dove conviene e volando con scie chimiche mutlicolori all’occorrenza come in Plane. Non si risparmiano portando seco anche figure ingombranti come un’ipotesi di clash fra Claudio Simonetti e Giorgio Moroder in un’Inferno che sembra cantato da un Edoardo Bennato d’altri tempi, per uno scenario che se raccontato non troverebbe scommettitori ma che, credetemi, è perfettamente funzionale. Con la outro siamo di nuovo in piena oscurità, per un disco che risulta essere freschissimo e ben dosato fra dancefloor e tormento interiorie.