Catania, Far Frømm Away, una chiacchiera con Carmelo S. Sciuto

Scoperti grazie al lancio preciso di Monica Melissano di A Giant Leap ascolto, metabolizzo e decido di scambiare qualche chiacchiera con Carmelo S. Sciuto, batterista dei catanesi Frømm, autori di un album omonimo che colpisce a fondo e richiama di essere zonato più e più volte. Questo il nostro resoconto…

SODAPOP: Ciao carmelo, grazie mille per la possibilitâ di quest’intervista last minute! Ho ascoltato il disco ed ho già scritto la mia critica a riguardo. Non vi conoscevo come Frømm e vorrei partire proprio dal nome. Come lo avete pescato?

CARMELO: Allora, innanzitutto l’abbiamo pescato modificando il nome di Erich Fromm.

SODAPOP: Ok, immaginavo!

CARMELO: Psicologo e filosofo cognitivista al quale velatamente ci siamo ispirati per alcune assonanze nella visione della società moderna. Poi col tempo l’abbiamo trovato un po’ affollato ed inflazionato e lo abbiamo quindi modificato in Frømm per una questione di resa diciamo-

SODAPOP: Voi siete un terzetto al secondo album e, spulciando su Discogs le vostre figure venite da un ambito prettamente noise, è corretto?

CARMELO: Sì, sostanzialmente sì, esatto, bravo. Abbiamo una certa età anagrafica (tra il 1976 ed il 1980) ed abbiamo vissuto quella catania splendida con Indigena, Uzeda e tutto quel movimento che Catania allora rappresentava con molte influenze americane, Touch & Go, parecchia commistione, molte band che si susseguivano e collaboravano tra di loro. Ci conosciamo un po’ tutti einsomma all’interno di questo ambiente qui abbiamo a vario titolo formato varie band come d’o.n.g. e Spriggan, oppure abbiamo fatto cose con Ultravixen ed una serie di altre realtà fino ad arrivare appunto alla creazione di questo Frømm ad esempio. Frømm che nasce prima come mio esperimento personale, di Carmelo Sciuto, in arte Karmek, sperimentando per vari anni ed arrivando poi all’esordio, the Anthropological Imagination dello scorso anno, che però nasceva come supporto sonoro per un lavoro di Butō ad opera di Valeria Geremia, non so se tu ne conosca la pratica.

SODAPOP: Non moltissimo ma ne ho comunque l’immagine visiva in testa e , certo.

CARMELO: Molto sperimentale, una danza di protesta che nasce in Giappone dove Valeria Geremia si specializza. Poi ci conosciamo in Sicilia ed io da batterista comincio a bazzicare strumantazione elettronica mettendomi alla prova con il sound-scaping e dall’altra parte elaborando sample. Ci provo gusto ed inizio a creare un set di questo tipo ed il disco è la tesaurizzazione di questi dieci anni di lavoro con Valeria. Un’atmosfera molto più rarefatta, più concettuale, molto più estesa e se vuoi anche più in profondità. Non è di facile ascolto ma era quello che volevo fare , tesaurizzare un periodo. Nel frattempo con dei vecchi amici, Fabio e Gianlorenzo abbiamo messo insieme il bagaglio che già avevamo e che era compatibile, tirando fuori le sperimentazioni elettroniche con strumentazioni un po’ particolari come il Polyend Tracker, un tracker verticale stile Amiga. Componiamo tutt’ora con questi tracker verticali che però sono basati su sample, quindi manipoliamo parecchio e lo abbiamo fatto con tutto quello che hai ascoltato nel disco. In questo modo, sostanzialmente le batterie vengono da un machinedrum oppure sono miei campioni, tagliando, modificando. Cose che ormai sono facili da fare e che ci hanno accompagnato in questa ricerca sonora. A questo abbiamo abbinato un cantato di Fabio che è rock, noise o comunque viene da lì, con un basso, come dire, elettrico e pulito Questo ha creato la formazione e ci ha portato in maniera spontanea ad essere molto semplici e diretti crudi e veloci. Quasi tutto il disco è registrato live in studio per darti un’idea della produzione, con molte strumentazioni elettroniche e la facoltâ di andare in compositing ma per non perdere l’energia live alla quale teniamo molto abbiamo deciso di registrare così live in studio, come una vecchia band.

SODAPOP: Io ho sentito prima il disco nuovo e solo più tardi il disco vecchio, senza peraltro riuscire ancora ad approfondirlo. Presumendo le vostre esperienze c’è una sorta, non di alleggerimento ma un risultato fruibile, diretto e fisico. Una cosa punk da ballo, con il corpo che va a reagire in primis e non la mente.

CARMELO: Esattamente!

SODAPOP: Mi ha ricordato alcune cose di diversi anni fa, come i primi Rapture, gli esordi della DFA, con una sporcizia che però viene messa alla fruizione fisica. Non so se i binari sui quali vi ho messo corrispondano ai vostri intenti però…

CARMELO: Esattamente! Involontariamente perchè, sai, non era tutto studiato a tavolino, diciamo che la nostra volontà, una volta costruito questo set così live però da studio le cose poi da mentale passano ad istintive e suonate sul momento, quasi come se fosse stato facile arivare lì. Poi, mentre componevamo ed arrangiavamo i brani ci accorgevamo di quanto con facilità tendevano ad uscir anche allte sonorità , soluzioni senza troppa elaborazione mentale. Una cosa semplice all’ascolto, composizioni a strofa / ritornello, con voglia di sperimentare sulle ritmiche e sull’EDM cercando di portare le nostre origini. Anche la scelta di non avere chitarra che all’inizio ci creava dei dubbi poi è diventata una certezza, continuando a produrre (abbiamo già una decina di brani nuovi) ed a mettere in cascina brani nuovi.

SODAPOP: L’istinto, ascoltando il disco nella sua breve durata è quello di farlo ripartire immediatamente. Sembra essere preso bene ed intrigante. Come l’esordio esce in maniera autoprodotta, è corretto?

CARMELO: Sostanzialmente abbiamo prodotto ogni aspetto, sì, ma la Doremilaro Record, di Giuseppe Schillaci, sempre Catania, sempre lo stesso giro citato prima, ci ha aiutato a mettere su il progetto in maniera più strutturata possibile, ci segue come etichetta e ci aiuta anche ad arrivare a voi con un promozione però sì, sostanzialmente abbiamo prodotto tutto, avendo uno studio con tutte le attrezzature necessarie per cavarcela noi. Poi ovviamente gli amici passano e ci danno una mano, chi con i suoni come Edy di Ultravixen e Jasminshock, ma anche lo stesso Giuseppe che ha fatto il mastering, insomma, la realtà è questa.

SODAPOP: Edy mi veniva in mente prima rispetto all’evolizione ed al cambio stilistico e di genere, conoscendolo io con i gruppi da te citati mentre le cose che fa ora sono realmente di un altro pianeta ma c’è una sorta di continuità che va oltre il genere che è una cosa che si percepisce e che credo sia molto importante.

CARMELO: Sì, assolutamente! Con Edy poi ci conosciamo molto bene, abbiamo addirittura una società inisme e ci conosciamo da quando avevamo sette anni quindi il feeling è pazzesco, ci scambiamo continuamente opianioni e siamo sulla stessa onda anche se produciamo cose molto diverse al momento ma ci ritroviamo nell’evoluzione, quello che secondo me la musica dovrebbe fare, non fermarsi in un’era o in un momento ma evolversi nel corso del tempo secondo i nostri gusti ed a quello che vogliamo proporre, al pubblico che vogliamo intrattenere, al quale vogliamo lasciare un ricordo ed un’esperienza positiva. Su questo noi lavoriamo parecchio, con un live senza sequencer e quindi tutto suonato, ed allo stesso tempo fare delle proiazioni video in sincrono delle quali mi occupo io facendolo anche a livello professionale ed avendo quindi delle competenze che mi aiutano. L’idea è quella di creare un evento nel quale lo spettatore non veda l’elettronica fredda am il più coninvolgente possibile. Veniamo da lì, vogliamo che il concerto sia sudato, che la gente si accalchi e salti. Tutto molto diverso dal primo album ovviamente, dedicato ad un ascolto di riflessione mentale ed approfondimento mistico.

SODAPOP: Interessante questo cambiamento, considerando che un musicista in 5/10/15 anni cambia, così come i suoi gusti ed i suoi riferimenti. Dalla tua posizione percepisci nel pubblico una disponibilità a seguirvi in questo percorso oppure cambia in maniera casuale e randomica?

CARMELO: Su questo tema ti posso dare due visioni. Se guardo ai miei ascoltatori del passato, coetanei, probabilmente troviamo delle diffidenze e dei distacchi, ma allo stesso tempo troviamo sempre ascoltatori di quei tempi più nostalgici. Per farti un esempio abbiamo fatto una presentazione da Zoo, Centro Culture Contemporanee qui a Catania, una bella serata con il 50% di nostri coetanei un po’ più critici, un po’ più fermi ed invece dei ragazzi più freschi, che ballavano, venivano più coinvolti. C’è un differenza, cosa dirti…dal mio punto di visto va bene tutto il vecchio ascoltatore ed il nuovo ascoltatore, quel che ho potuto notare è che le nuove generazioni (forse suonerà come provocazione ma credo sia così veramente) siano più curiose e più aperte, anche se non sono più così abituate ai concerti live. Frequentano maggiormente ambienti legati alla trap, sono più abituati a far massa mentre il concerto non è una priorità…quando ci si ritrovano inizialmente sono diffidenti ma poi ballano e partecipano di più. Il vecchio ascoltatore invece rimane diffidente e critico ma abbiamo comunque avuto una buona risposta anche da loro!

SODAPOP: è anche vero che, pensando ai tempi nei quali forse entrambi frequentavamo i primi concerti c’era una maggior fedeltà alla propria tribù, chi noise, chi punk, chi rap. Avendo uno zoccolo duro che viene dal noise, portarlo ai Frømm può essere complicato: forse ti riconoscerà la storia e la tecnica ma sarà difficile farlo ballare! Immagino, ma questa è una supposizione, che nel pubblico più giovane l’attaccarsi a qualcosa che colpisca sia molto più istintivo.

CARMELO: Assolutamente sì! Ti dirò, proprio alla fine del concerti parecchi ragazzini sono venuti a chiederci di continuare, mi sono messo a spippolare in solo non essendo pronti a continuare oltre al repertorio e li ho visti molto più partecipativi, liquidi, in attesa lanciassimo qualcosa d’altro. Non eravamo pronti e vedremo di esserlo per i prossimi live, visto il presentarsi di questa risposta.

SODAPOP: Trovo che il riuscire ad integrare i due mondi possa essere molto interessante, visto che in qualche modo sembra si sia interrotto il passaggio della musica dal vivo e del disco con la generazione odierna. Anche a livello di comunicazione trovare una base comune sulla musica (anche con suoni che siano in comune ad entrambe le figure) e sul modo di viverla e seguirla trovo sia complicato.

CARMELO: Se vuoi i limiti della nostra generazione venivano colmati dall’approfondimento verticale. Noi eravamo molto verticali, scegliendo di essere un metallaro lo eri fino al midollo. Prendevi i dischi, prendevi il treno, la freccia del sud per andare ai concerti , ore ed ore per vedere i Carcass a Milano! Oggi non sono più così verticali, hanno un sistema di ascolti più eterogenei anche se questo non vuol dire che non scelgano. Scelgono un determinato stile di vita e questo li riconosce nel genere che scelgono. La sera del concerto un gruppo di ragazzini ascoltava roba e chiedendogli è uscito chi fosse in fissa con la trap americana, chi col rap, chi addirittura i Motorpsycho! Sorprendente e stupendo in tutti i sensi.

SODAPOP: Anche vero che la scoperta di stili lontani dalla propria bolla attualmente spesso accade quando questa viene inglobata in un altro medium, come una serie TV od un social, si vedano Kate Bush con Stranger Things o the Caretaker con TikTok. In maniera assolutamente casuale che però li portano ad approfondire cose che noi scoprivamo sulle fanzine solo con un accesso differente!

CARMELO: Nella musica poi ad un certo punto è una questione di sensazioni molto personali. Ragazzi che con molta facilità accedono a biblioteche musicali enormi, gigantesche, non vanno lì solo ad ascoltare i propri fari ma curiosano in maniera randomica, così magari ascoltando Travis Scott cascano su altro che non è di quest’epoca ed allora accedono anche a quel canale. Poi non ê detto che lo seguano in maniera fedelissima come facevamo noi, però si aprono. Forse è anche un po’ colpa nostra perché nel corso dell’evoluzione delle cose abbiamo dato per scontato che le nuove generazioni si approcciassero alla materia come noi, mentre hanno trovato sistemi molto più veloci. Ascoltano parecchia musica in bassa definizione su youtube, senza cercare l’alta fedeltà di Tidal o piattaforme del genere.

SODAPOP: Noi forse la bassa fedeltà la ricercavamo nei dischi garage punk registrati con le pezze al culo a Minneapolis, mentre, forse, loro ascoltandosi Travis Scott con un computer demmerda filtrano comunque il suono in un senso o nell’altro, creando una continuità!

CARMELO: Secondo me il periodo è molto interessante perchê tutte queste commistioni di generi e tutto questo contaminarsi privilegia tutta una serie di generi, gruppi e riscoperte, mentre allo stesso modo stimola anche noi. Proprio anche come Frømm esploriamo e tentiamo diverse cose, ultimamente stiamo lavorando su delle cover di Enzo Carella ad esempio, così come dei Brainiac. Abbiamo tutta una serie di contaminazioni che ci permette di essere ciò che vogliamo. Nei nostri tempi questo era un po’ più limitato, la sentivamo più stretta. L’essere fedeli ad un genere di dava una garanzia, l’avere un piccolo pubblico sicuro e di riferimento. Credo che questo oggi crei un altro modo di approcciarsi. Ovviamente devi essere curioso, restare al passo, capire che la musica si evolve e che non è la stessa che hai sempre immaginato ma mantiene un legame con essa. Parlando con ragazzi più giovani mi interfaccio ragionando magari sulle strumentazioni che un musicista come Travis Scott possa usare, viaggiando tra le similitudini e gli spazi musicali.

SODAPOP: Dal punto di vista grafico ed immagine invece. La copertina del vostro disco è bellissima, com’è stata la sua genesi?

CARMELO: Laura Lo Faro è mia moglie, fotografa, disegnatrice, coreografa…lo ha fatto ad esempio anche per i video di Colapesce e Dimartino diretti da Zavvo Nicolosi. Laura è una disegnatrice molto libera, lavora sia per le aziende che per operazioni più libere come questa. Sostanzialmente ha ascoltato l’album e dal gesto automatico è venuta fuoriquesta illustrazione, che è piaciuta a tutti ed abbiamo quindi portato a casa.

SODAPOP: Il rosa della copertina poi riprende anche le foto promozionali…è un colore che vi rappresenta?

CARMELO: Sì, sì, ci piaceva proprio un colore così, bello a fuoco, potente, shock quasi. Credo che rappresenti un po’ anche l’anima di questo disco, semplice, se vuoi anche gioioso per come lo vediamo noi e lo sentivi anche tu, da ballare! Ci sembrava proprio il colore giusto e ci è piaciuto molto.

SODAPOP: Dicevi prima che siete già al lavoro con dei pezzi per un’eventuale terzo album, sarà nel segno della continuità o ci sono degli altri cambiamenti in vista?

CARMELO: Allora…in questo caso, come ti dicevo all’inizio viene tutto così spontaneamente che siamo sulla falsariga di questo secondo. Ci stiamo evolvendo forse dal punto di vista compositivo, quindi con delle composizioni un pochino più elaborate ma non molto. Il sentimento ed il modo di porci sarà questo: stessi strumenti, stesso setting, stesso modo di ispirazione. La nostra ispirazione fondamentalmente arriva o da un cantato di fabio o da un drumming improvvisato. Essendo un batterista di norma con la strumentazione elettronica vado a creare una linea di batteria, poi ci mettiamo un po’ di voce, poi il basso. Calcola che Gianlorenzo è un grande bassista che fa di tutto, un sessionmen che puoi trovare su diversi campi. Si è prestato al nostro disordine con queste linee di basso perfette, essendo un sinc vivente che non ha bisogno di metronomi o cose del genere rimanendo sempre a tempo, cazzo! Grazie a lui acquistiamo formalità e sostegno, voce e drumming diventano sempre più precise così come le intere composizioni, che quindi riusciamo a chiudere con qualche sovraincisione ed overdub che facciamo poi nel corse delle registrazioni.

SODAPOP: Per quanto riguarda i live avete già in programma degli appuntamenti fissati dal vivo?

CARMELO: Dovremmo fare una data in Sicilia questa estate ma stiamo preparando un piccolo tour un po’ stranino, nel senso che abbiamo dei contatti con delle gallerie d’arte e vorremmo preparare dei live set che si sposinoa vernissage e finssage rispetto ad artisti di arte contemporanea. Partiremo verosimilmente dalla Galleria Collica qui a Catania, per poi andare in altri lidi. Ci sarà comunque spazio anche per qualche club ma comunque vi terremo sicuramente aggiornati, vorremmo portarlo in giro almeno per una decina di date e per capire come funzionare.

SODAPOP: Te lo chiedevo perchè sarei curioso di capire con chi potreste condividere un palco. Se tu potessi scegliere un paio di progetti e di band coi quali condividere un palco su chi vi orientereste?

CARMELO: Mmh, dal punto di vista del desiderio…un sogno nel quale secondo me ci sposeremmo benissimo sarebbe poter aprire per Daniela Pes, sarebbe fantastico, magari anche per IOSONOUNCANE rimanendo all’interno del circuito. Tra l’altro ho visto il live di Jacopo ed è fantastico, adoro lui ed i suoi musicisti. Credo che Daniela Pes sia una grande artista che sicuramente avrà molto seguito, quindi direi che potremmo fermarci tranquillamente qui senza sparare altro.

SODAPOP: Fantastico, grazie mille Carmelo. Vuoi aggiungere ancora qualcosa prima di chiudere la chiacchierata?

CARMELO: Aggiungo giusto che ai primi di giugno faremo un video con Zavvo Niccolosi, stiamo stampando i CD da buoni boomer per tenercelo lì e vi ringraziamo moltissimo per l’interesse, grazie davvero tanto!

SODAPOP: Ah no, dimenticavo una domanda…ma il siculo come opzione vocale non ce lo vedreste a tratti sui Frømm?

CARMELO: Sai che in realtà più che il siciliano come lingua la commistione fra più dialetti. Stavamo iniziando a pensare di mettere su un po’…in Italiano abbiamo già inciso Inferno ma l’idea del dialetto c’è ed è lì, vedremo più in avanti!