Collaborazione che mette assieme due nomi conosciuti da molti dei nostri lettori ovvero Attila Faravelli, alla cabina di regia di parecchi dischi ed autore di un buon esordio solista su Die Schachtel e Nicola Ratti, che oltre ad averci regalato alcuni splendidi lavori in solo ed in collaborazione con gente come Giuseppe Ielasi, ha fatto decollare il suono di gruppi come Ronin e Pin Pin Sugar grazie a un’ottima tecnica applicata alle sei corde, senza mai far venir meno una gran dose di gusto.
In tutta onestà, la prima volta che avevo avuto modo di ascoltare il risultato di questa collaborazione non ero rimasto troppo colpito, mi era sembrato un buon disco ma nulla di più: mi sbagliavo, si tratta invece di un bellissimo lavoro. È drone ambient un po’ figlia di Eno, Kranky, Oren Ambarchi e sempre prossima ad ammiccare alla sperimentazione, sempre partendo dagli strumenti: se per Ratti come sorgente si parte da una chitarra, mixer ed effetti, per Faravelli l'”arma” è un computer che suona attraverso un sistema di speaker preparati (che per altro visto dal vivo fa la sua porca figura). Dicevamo dei drone chitarristici: vanno e vengono in modo molto molto morbido, come se si trattasse di un disco dei Labradford ridotti ad un solo chitarrista e rielaborati con tocco molto fine. Del canto suo il computer di Faravelli lavora molto su suono e loop, ma non aspettatevi il solito disco dove la chitarra si butta in tappeti melodici mentre il computer li sporca di glitch, fruscii e ciarpame digitale: questo è un disco semplice, apparentemente povero ma in realtà efficace nel suo lasciare il campo sonoro solo a ciò che è veramente essenziale.