Personalmente parlando, separando qualsivoglia più o meno lontano interesse nel propinare gli Experimental Dental School come grande imprescindibile band al resto del mondo, mi sento in grado di dire che si gli Experimental Dental School SONO una grande imprescindibile band.
E se gli Eniac (RIP) hanno avuto un ruolo nello spingere le propaggini di certo hardcore tedesco fino a lambire i territori Devo-luti, bisogna tributargli il meritato encomio, almeno in questo programmato momento di scioglimento.
Se siete un minimo addentro alle dinamiche dei live in Italia, soprattutto in ambito Do It Yourself non del tutto HC, saprete che siamo abbastanza schiavi dei tedeschi.
Ben contenti accettiamo che siano loro a occuparsi di chi dall'America debba traversare l'oceano e raggiungerci qui in Europa. Molti personaggi si sbattono al quadrato per garantirci la musica più fresca che ci sia al di là del mare. Tra questi c'è senza dubbio Ingo, l'uomo della compagnia con il braccio dorato, che ci ha permesso in più occasioni di godere di band di un certo calibro, nei territori che vanno tra un intenso rock più o meno elettronico e follie off che rendono digeribile al ventenne medio le intemperanze di derivazione Residents-iane, alla Devo appunto. Lungi dal costruire un altarino di bava al personaggio nel tentativo di ingraziarmelo, per ottenere benifici al mio gruppo, posso dirvi che le due band qui unite sono tra le migliori transitati attraverso questi canali fino a noi negli ultimi anni.
Per chi non conoscesse ancora la portata dei baffi di Jesse e della sua voce nasale e le melodie da film dell'orrore dell'organo di Shoko, possiamo dire che gli Experimental Dental School sono una specie di punto di contatto tra i giochini da colonna sonora di Mike Patton e le canzoni pop dei Deerhoof. Qui le tre canzoni e la traccia fantasma si muovono bene tra i passaggi più carichi del loro secondo disco, di cui sono out-takes, decisamente a fuoco grazie alla produzione di Weasel Walter. Tra critiche all'amministrazione Bush e bizzarrie arriviamo alle tre e mezzo tracce degli Eniac, che messi da parte gli inni a Barbie & Ken chiudono qui la loro carriera insieme e sembrano voler salutare tutti con i loro Thumbs Up For All. In una versione melodica dei Brainiac e con il cantato, per me, incomprensibile della loro lingua madre, Hansesalat, porta quasi l'ago del contatore verso i primi Milemarker. Sarà la durezza della lingua ma le urla quasi declamate non so perchè ma mi fanno venire in mente Jello Biafra. non me ne voglia nessuno.
Per capire quello che succede questo disco mi sembra decisamente un must: un utile ed economico compendio per capire cosa vi aspetta nella prossima stagione quando si parla di band come Japanther, Vaz, XBXRX…
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