Enrico Gabrielli – Le Canzonine (42, 2023)

Progetto ambizioso questo di Enrico Gabrielli. Le Canzonine, costruite in periodo di chiusure, riaperture, chiusure, quella maledetta fisarmonica chiamata area COVID mentre sostava a casa insieme alle figliolette, riprende temi fortissimi.
Si pone automaticamente sullo stesso piano di Roberto Vecchioni e le mele verdi per i Barbapapà, o Vinicius de Moraes e Sergio Endrigo per l’Arca, fino a Roberto Piumini, Marisa Sanna, Vittorio De Scalzi, Luis Bacalov, Gianni Rodari. Ma dentro, già dall’iniziale La canzone che non vuol dire niente ci si sente anche molto altro (chi ha detto Fabrizio De André?)
Spara cartucce che fanno BANG! dentro nuvolette, filando come razzi insieme al treno dei Cani, oppure col cavallo di Francesco Bianconi. È un disco gaio, ritmico e tirato, che non molla un secondo, quasi non voglia permettere la perdita d’attenzione, provando a rapite il suo pubblico dalla prima all’ultima canzone. E allora via, in quello che sembra uno scivolo lungo un mondo incantato ed antico, tanto che parrebbe si tratti di canzonine dell’infanzia di Enrico e dei suoi amici papà tramandate e non composte per le proprie proli. Un pensiero bellissimo, ancor più che l’attualità, che il senso dell’infanzia è anche e soprattutto quello di saltabeccare fra i diversi mondi antichi (mia figlia, 7 anni a breve, figurava la mia infanzia in bianco e nero, con gli aerei da guerra ed i dinosauri) scoprendo cose inenarrabili (o forse sì, che la schiera paterna ci prova eccome). Ci sono la grande città di Alessandro Fiori ed i fantastici pappagatti di Andrea Laszlo De Simone.
Giovanna Giovannini, con il supporto di Gloria Giovannini e Silvia Tarozzi contengono il i bambini del Piccolo Coro Angelico di Bologna e la commozione dei papà, che riesce a colorare la tavolozza musicale in maniera fantasiosa e brillante, tanto che, sognando per sognare, mi immagino ipotetici pronipoti regalare ai bisnonni Hal Willner e Brian Wilson questo disco, traendone sorrisi commossi e schiocchi di dita.
La bravura di Enrico Gabrielli come musicista, arrangiatore e compositore non la scopriamo oggi; nemmeno come ideatore (ricordo ancora l’ideazione con Sergio Giusti il magico Upm – Unità di produzione musicale): la bravura come scrittore di testi, quella mi mancava e, mannaggia alla miseria, è molto bravo anche lì. È persona che si fa delle domande (chissa cosa faceva da piccolo Beethoven?) e che sa farsi rispondere da Cosmo in Prima c’era, far tesoro qualche dritta educativa tra le frigne da Giacomo Laser e ballare anca ad anca con Giovanni Truppi in un leggerissimo carnevale do Brazil. Si chiude la saga con i drammi di Brunori Sas, gli incanti di Francesco Bianconi e le giuste obiezioni rispetto all’annosa questione fenicottero / pellicano.
È un disco di canzoni, anzi, di Canzonine, da sorbirsi a poco a poco, con il the ed i travestimenti, oppure in cui buttarcisi dimenticando altrove le chiavi, riemergendovi da una mappa. Sono sicuro succederà così, con un sacco di bimbi divertiti a vedere l’effetto che farà sui loro papà.
Ma? Come? I papà? Ma non era un disco per i bambini? E le mamme?
I bambini si divertiranno, approfittando delle schiene distratte dei genitori per agguati, balli e lotte interminabili, mentre le consorti e genitrici godranno di qualche minuto di tregua, sorridendo di sottecchi.
Inizialmente avrei voluto scrivere questa recensione con mia figlia ma, dopo aver sondato il terreno mi sono accontentato di lanciarle qualche brano, preparando il tappeto dal quale imitare il fenicottero alla prima occasione ed attendere gli attacchi della piccola lottatrice….