Drieu – Solito Stile Ostile (Autoprodotto, 2022)

Drieu è di nuovo fra noi. Sembra cambiato, ma è solo un’impressione. Ad essere cambiati sono, semmai, i tempi, che lo costringono a tendere i muscoli e a lacerare le eleganti vesti post-punk del capitolo precedente: un po’ spiace, ma siamo consapevoli che non è più il momento per quel genere di cose. Sono passati tre anni: se avevate dubbi sul valore della non solidarietà ostentata nel disco d’esordio, la storia recente dovrebbe averli spazzati via. Tuttavia, l’inconsistenza e il cinismo con cui i governi del Vecchio Continente stanno affrontando quest’epoca e, in particolare, l’ennesima guerra civile europea, rischiano di far passare anche chi professa un nichilismo attivo e consapevole, se non proprio per fiancheggiatore, quantomeno per inane spettatore della tragedia. Urge dunque un’ulteriore presa di distanza, ed è a questo punto che arriva Solito Stile Ostile, che opta per lasciare sullo sfondo i padri putativi (che tornano però nel video del brano eponimo) perché oggi, per trovare ispirazione, è sufficiente aderire al reale.
Ce lo avevano già spiegato nella dichiarazione d’intenti che apriva La Distruzione: “Drieu non ha pretese di modernità, di novità, di fruizione addomesticata e rifiuta la tecnica musicale come elemento distintivo”; insomma, quando qua si parla di stile non si intende quello musicale, anche se quest’ultimo rimane veicolo essenziale del messaggio, con una sua ben definita funzione. Il quartetto sfodera quindi un punk-hardcore stradaiolo di matrice inglese ma cantato in italiano, irrobustito qua e là da qualche riuscita metallizzazione che sa di NYC, figlia probabilmente del trattamento di Carlo Altobelli del Toxic Basement, che di certe sonorità se ne intende; ci sono anche un tocco di melodia e ancora qualche scoria wave, ma non valgono ad addolcire la pillola. È questo  che serve oggi: un approccio frontale, solido e d’acciaio come la pistola del finale di Fuoco Fatuo; stavolta però l’arma è puntata contro di noi.
Se in un preciso momento storico esiste un modo totalmente sconveniente per presentarsi, potete esser certi che Drieu saprà trovarlo; ed ecco Auferstanden Aus Ruinen, inno della Repubblica Democratica Tedesca – un brano in grado di far accapponare la pelle a conservatori e progressisti (e pure a molti vecchi compagni, scommetto) – introdurre la traccia che apre e dà il titolo all’album. Da qui in avanti bisogna fare attenzione perché Solito Stile Ostile prima ti colpisce e solo dopo ti dà le spiegazioni: ci sono i cori e gli slogan da strada, preponderanti, ma è nelle sfumature e fra le pieghe che si nasconde il valore del disco ed emerge lo spirito del progetto, non un banale gruppo barricadero ma un raggruppamento musicale non solidale (come si definiscono) capace di mettere dolorosamente il dito nella piaga. In molte piaghe, in realtà. Ritroviamo allora la morte che serpeggia lungo tutto il disco con le sue diverse nature, ora orgoglioso e sfrontato finale (Solito Stile Ostile), ora squallida conclusione di esistenze che non meritano altro (Niente Di Nuovo), ma anche scelta tutt’altro che libera (Maledetto (Da Dio E Dagli Uomini)) e ineluttabile punto d’arrivo delle logiche militari e politiche dell’Occidente (Stato Canaglia). Proprio quest’ultime si incarnano nella schiavitù di un mercato tanto peggiore quanto più equo e solidale (Niente Di Nuovo, La Lunga Marcia), nell’abbandono di valori che porta inevitabilmente verso il nulla (Taci), nel cinico menefreghismo che condanna vecchi e giovani alla disillusione (Maledetto (Da Dio E Dagli Uomini)). E poi c’è lo spettro del socialismo, che aleggia fra simboli potenti, crude letture del presente e inviti a un’azione disperata, ora che non è più possibile neppure immaginare di rifugiarsi sotto un inesistente Patto di Varsavia. Non mancano nemmeno i momenti di amaro lirismo in Solito Stile Ostile ma, se si era iniziato male, era un punto d’onore chiudere peggio, e Drieu ci riesce ancora una volta con la già citata Stato Canaglia, sorta di anti-inno nazionale che contrappone, all’orrore dell’Italia contemporanea, una sfilata di impresentabili (Corea del Nord, Iran e Afghanistan) con la schiena diritta. Che siano provocazioni o che si faccia sul serio ha poca importanza, Drieu è comunque sempre qui per dispiacervi. E poco importa pure che le esortazioni alla rivolta restino inascoltate – come accadrà – perché lo stile e l’onore saranno comunque salvi. Non è tutto, ma è cosa che a Drieu interessa molto. E forse dovrebbe importare anche a noi.