Olo è il progetto solista di Loïc Grobety, basso e parte mentale di quei fantastici cavalli pazzi dei Convulsif, da anni ormai una sicurezza nel’orbita della musica estrema e fuori dalle righe.
Neige Noire, neve nera, esce per Midira Records, da anni ormai nelle eccellenze per quanto riguarda suoni torbidi, dilatati e poco allineati. Sorbisco questo disco ad ora tarda, cuffie caffe, vodka e tonica all’accompagnamento. Manca però il vento, la sensazione di impatto degli agenti atmosferici che questi suoni mi trasmettono. Paesaggi non ostili ma temibili, a cui porsi con accortezza cercando di non dar loro il nostro lato debole, pronti a parare i colpi. In aria si sentono rumori, odori di brutte sorprese, brutte sensazioni e frequenze. Circospezione, mentre sentiamo il cielo che centimetro dopo centimetro ci sta cascando addosso. Momenti cupi, radi, che si alternano a stasi concentriche e chete temendo le scudisciate infermali o cavi elettrici liberi e vaganti. Un intrusione vocale terribile e poi, finalmente, lo scroscio della tempesta. Ci si sposta in Islanda per il secondo brano, Flateyjarkirkja. Olo si muove con circospezione, quadi planando introno agli ambienti dandoci modo di prendere confidenza con la materia sonora. Lievi bordoni che si uniscono andando in una sorta di risonanza armonica. A folate arrivano anche le cicale, ma il fulcro del brano sembra essere una disgregazione terrea del suo corpo, con un crepitio che ricorda la deriva della materia aumentando vorticosamente un incedere di ere geologiche in brevissimi istanti. Chiude il disco Léthé, cover dei Dark Tranquility del 1995, a tributo dell’importanza che Martin Henriksson ed il suo stile di metal ha avuto nella crescita musicale di Loïc, calibrato e reso scuro e tormentato, il brano si espone quasi nudo, come in uscita da un tunnel alla fine del quale potersi ripresentare al mondo. Intimo, toccante, segno che nonpstante le incombenti forze della natura c’è un essere umano, pronto a continuare il proprio cammino in queste grigie lande.