Daniele Santagiuliana – La Stanza Sul Retro (Looney-Tick, 2022)

Pastorale ci accoglie col canto dei grilli disturbato da un drone pulsante e poi dal suono inquieto della viola, prima che battiti cadenzati annuncino che qualcosa sta per accadere. E qualcosa accade: l’altrove ci si schiude davanti.
Non arriva in un momento a caso questo disco, ma vede la luce (diciamo così…) in un periodo di ricorrenze, nella stagione in cui, presso molte culture, la barriera fra il mondo dei vivi e quello dei morti si assottiglia: La Stanza Sul Retro di Daniele Santagiuliana è stata costruita proprio per onorare la memoria di un patrigno che ha saputo essere padre, ma anche per dare uno spazio alla sua assenza. Registrato in luoghi liminali non meglio precisati ma fortemente percepibili, l’album pone l’ascoltatore sulla soglia, di fronte allo scorrere – a volte tempestoso (Specchiarsi Nelle Vetrine Sporche) – di un drone che percorre l’intera opera come una foschia che delimita le dimensioni senza separarle del tutto, mentre i tonfi, gli stridori, i cigolii che l’attraversano – suoni concreti e tangibili – ci dicono che quello che stiamo vivendo non è un sogno, ma un’esperienza parimenti fisica e incorporea. E se è normale, in una dimensione intermedia, sentirsi spaesati, ecco che a guidarci arriva la viola, vera e propria voce dell’artista, capace di mediare con le entità meno rassicuranti (Notturno), di confortarci con un suono non pacificato ma familiare (Aura Cardinale) o di scuoterci con le sue dissonanze (Riva Secca). Durante l’ascolto (da farsi rigorosamente al buio) delle sette composizioni del disco, l’idea di una musica espressiva e di una ritualistica si sovrappongono di continuo e in definitiva sta a noi deciderne l’uso: se optiamo per la seconda funzione, ci basta immergerci nel suono e attendere che, dopo uno dei secchi stacchi che sezionano le tracce – veri e propri cambi di frequenza – si stabilisca una comunicazione. Similmente al marchingegno che, in From Beyond di H. P. Lovecraft, permette di percepire strati della realtà altrimenti nascosti (ma con esisti decisamente meno inquietanti) La Stanza Sul Retro dà forma e senso all’assenza, trovandole una collocazione sul nostro piano di realtà e rifuggendo facili tentativi di esorcizzarla o di riempire il vuoto.
Così, quando Ho Ingoiato Abissi ci riporta all’inizio, ai grilli che ci avevano accolto in Pastorale, siamo consapevoli di aver compiuto un percorso denso di significato, ma anche di aver a disposizione uno strumento per costruire la nostra propria esperienza.