Cogito ergo Andrea. Divagazioni ed approfondimenti con Andrea Penso.

Inebriati dall’ascolto di Ad Invisibilia, fatto d quella materia impalpabile della quale sono fatti i sogni ed alcuni dischi siamo riusciti, tramite l’intervento di Stefano Rossi, boss dietro le quinte di Holidays Records, a stanare Andrea Penso ed a far partire qualche ragionamento sulla sua storia, sul suo suono e sulla sua visione artistica.

SODAPOP: Salve Andrea, molto piacere! Quanti anni hai? Come nasce il tuo rapporto con la musica? Attraverso che gesti, dischi e persone?

ANDREA: Nessun musicista in famiglia, nessun affascinante cantante lirico nel vicinato… Il mio rapporto con la musica nasce strettamente collegato ai medium di riproduzione. A casa c’erano dei vinili, un po’ di CD e molte audiocassette. La presenza fisica di questi oggetti è forse stata importante tanto quanto il suono stesso, o meglio, le due cose non sono mai state del tutto scollegate. Non dico che la musica è sempre stata confinata e legata a qualcosa di materiale, se mai il contrario. Il suono aveva la forza di trasportare anche la materialità di questi oggetti verso qualcosa di più “sottile” e quindi, almeno per me, di estremamente affascinante. Quando questa “magia” non accade, e raramente accade, questi oggetti diventano sterili pezzi di plastica, bisogna essere molto severi. Ad oggi comunque questo aspetto mi interessa molto meno, è stato importante in una fase formativa per lo sviluppo creativo… immagino.

SODAPOP: Quando hai iniziato a suonare? Che tipo di molla è scattata per iniziare a produrre, dal 2015 al 2018 Ritorno all’Acqua, Esserci Animale, momento I-III, Organic Shelter e La Colonna Infinita? Che collegamento o scatto c’è fra questo lavori ed Ad Invisibilia?

ANDREA: Verso i 13 anni ho iniziato a registrare suoni su uno stereo portatile con doppia piastra a cassette che usavo come multitraccia (era uno stereo venduto per il karaoke casalingo), attraverso un piccolo stratagemma riuscivo a sovrapporre tracce all’infinito. Purtroppo non mi è rimasto nulla di quelle registrazioni, sarebbe stato divertente ascoltarle oggi. Quando poi sono passato ad un 4 tracce tascam (comprato dal padre di un mio amico, chitarrista di uno di quei gruppi prog italiani di culto anni ’70 che adorano in giappone) c’era un pitch control incorporato che, unito ad un multieffetto preso in prestito da un altro amico, mi hanno spalancato le porte verso un altro mondo di suoni. Ho iniziato a far girare le mie cose un po’ più seriamente solo più tardi (quando ho iniziato ad usare anche i primi programmi al pc), avevo un progetto di roba cupa e un po’ naif… sai tipo post industriale. I Cdr, che mi ero perlopiù autoprodotto, anni dopo sono stati ristampati in vinile e qualcosa è finita anche come colonna sonora, tra gli altri anche in un film presentato a cannes e ora su netflix, ovviamente mi fa ridere come cosa !
Dal 2015 ho iniziato a pubblicare delle composizioni firmandole semplicemente con il mio nome e cognome.
Cristina Campo diceva di lei : “ho scritto poco, avrei voluto scrivere meno”. Ecco… avrei voluto pubblicare molta meno musica.

SODAPOP: Mi ha colpito parecchio lo sfalsamento temporale fra le composizioni denominate Untitled Studio Fragment ed il suono di oggi. Che idea avevi producendole? Il voler ricreare un’aula antica e ritrovata era parte integrante dell’ideazione e della produzione?

ANDREA: Per “suono di oggi” intendi il suono della musica contemporanea più in voga ? Io non so… con Donato Epiro parlavamo spesso di questa tendenza generale nel creare della musica veramente macista. Fortunatamente c’è un attenzione formale altissima all’uso delle parole ma poi, con un insensibilità totale, la maggior parte delle persone si riempiono le orecchie di questi suoni. Io proprio non capisco. Thomas Merton scriveva “a volte mi capita di vedere quello che si disegna e si scrive, e mi convinco che la gente vive nei bidoni della spazzatura. Sono contento di non poter sentire quello che si canta”.
Per quanto riguarda gli “studio fragments” ma in generale per tutto questo disco… non vorrei cadere nella tentazione di parlarmi addosso, in un certo senso questi suoni nascono proprio per l’impossibilità di comunicare queste cose in altro modo, sicuramente non a parole. Ho scritto due righe per la press release, perlopiù in forma di domanda perché credo sia un disco che vibra nell’imperfezione della tensione e quindi non conosce nulla di certo. Rendere visibile l’invisibile ? Circoscrivere l’incorporeo ? Attraverso la contemplazione dei suoni, nel suono. Sono degli esercizi spirituali ? Sono forse delle preghiere ?

SODAPOP: Il brano Ad Invisibilia mi sembra in grado di far vibrare e reagire non soltanto i nostri apparati uditivi ma anche il nostro corpo e la sua energia, tanto che durante l’ascolto e la scrittura più volte mi sono tornati in mente i concetti di Euritmia ed Antroposofia di Rudolf Steiner per quanto la tua musica riuscisse a riempire le diverse sfere della persona. I tuoi riferimenti musicali passarti mi fanno pensare che probabilmente questo trascendere la forma musicale non ti è del tutto estraneo. Avevi già avuto dei riscontrI In questo senso finora?

ANDREA: Ehi che bello quello che mi scrivi! Dal 2015 gran parte della mia musica si basa esattamente su questo. Durante un esercizio sulla respirazione che richiede di generare un suono con la voce nel momento dell’inspirazione, dopo un po’ di pratica ho sentito questo suono uscire, un suono con delle caratteristiche sottili che mi è difficile descrivere a parole ma non è importante… da quel momento in poi mi è stato chiaro che la mia musica avrebbe dovuto vibrare (anche nel senso strettamente fisico) nella stessa maniera. E la ricerca è andata inevitabilmente verso quella direzione. Quello che mi sembra interessante era dentro pochi secondi di suono emessi con la voce, tutto qui… Detto questo però, almeno fino ad oggi, non ho nessun legame e riferimento specifico con le pratiche e le teorie di Steiner.

SODAPOP: Suoni dal vivo o sei più un compositore/sperimentatore da cameretta?

ANDREA: Più che da cameretta, da camper direi! Sono due anni che mi divido tra camper e una casetta in un bosco dove però non c’è elettricità e acqua corrente. Quindi, servendomi di alcuni dispositivi elettronici per i miei dischi, sono obbligato a comporre in camper dove mi alimento con un pannello solare. Nella casetta strimpello (male) una chitarra acustica e un bouzouki greco.

SODAPOP: Che tipo di idea vi siete fatti con Stefano sul proporre Ad Invisibilia al pubblico?

ANDREA: Sulla produzione esecutiva del disco mi sono confrontato con Luca Garino e Stefano di Holidays. Veramente nessuna idea rivolta al “pubblico”. Doveva piacere a noi. Quando si parla di carte, colori, grafica, font e ovviamente resa sonora, quei due diventano dei maniaci. Come ha detto Stefano in un intervista, Luca è capace di consumarti un file tante volte lo ascolta prima di mandarlo in stampa.

SODAPOP: Che cosa stai ascoltando di recente? Che combinerai nel futuro prossimo?

ANDREA: Ascolto tanta musica tradizionale o comunque è quella che, tendenzialmente, mi emoziona e mi sorprende di più. Sono innamorato della musica tradizionale Albanese, sia del nord che del sud del paese. La classica indiana, soprattutto della tradizione Kirana Gharana. Le cornamuse delle montagne bulgare, la musica rituale suonata con degli organi a bocca in certe zone del Bangladesh. Un mio altro grande amore è per il punk russo registrato clandestinamente durante l’URSS (Yanka Dyagileva, ovviamente Grazhdanskaya Oborona, Promyshlennaya Arkhitektura, i primi Kino…) erano tutti giovanissimi, perlopiù anarchici, registravano e suonavano in giro rischiando di essere incarcerati, mandati ai lavori forzati in siberia, rinchiusi in manicomio. Guidando ho ascoltato alla nausea Shabjdeed. Negli ultimi due anni ho ascoltato anche moltissima rebetika.
Per quanto riguarda i miei progetti futuri, sempre con Stefano e Luca di Holidays stiamo lavorando sulla ristampa in vinile di Oh!Uomo uscito 2 / 3 anni fa su Canti Magnetici. Ho due composizioni più brevi che sto valutando se pubblicare tramite la mia Invisibilia Editions. Poi tanti altri progetti extra musicali come “Sottobosco”, una piccola biblioteca di montagna completamente indipendente e autogestita dove condividiamo testi sull’antispecismo, animali selvatici, saperi e miti dei popoli indigeni, autosufficienza alimentare, transfemminismo, teorie e pratiche libertarie, fitoalimurgia… Oltre a prestare i volumi ogni tanto organizziamo qualche incontro, presentazione libri e concerti.

SODAPOP: Che puoi raccontarci di Invisibilia Editions? Ho letto che è nata come costola di Canti Magnetici ma mi sembra che abbia già cambiato rotta, come giusto che sia per una sua branchia. Che tipo di progettualità sta dietro ad un progetto del genere e come pensate di differenziare i due mondi?

ANDREA: Invisibilia Editions nasce nel 2018, come sub label di Canti Magnetici, per rilasciare La Plage di Michele Bokanowski in formato vinile, disco che a differenza delle altre uscite Canti Magnetici, avevo curato da solo. Poi, per varie ragioni tra cui la distanza fisica con Gaspare Sammartano e Donato Epiro che inevitabilmente mi creava della frustrazione nei momenti di confronto, un po’ la voglia di lavorare in maniera più lenta e su meno progetti, ho deciso di staccarmi da Canti Magnetici e di continuare per conto mio e rilasciare poche-pochissime cose su Invisibilia editions.

SODAPOP: Il foglio è tuo, aggiungi ciò che vuoi

ANDREA: Penso che questa intervista verrà letta per lo più da altri musicisti e “addetti ai lavori”. Quindi magari ne approfitto per lanciare l’invito a riflettere sulla possibilità di non accettare più soldi dai bandi statali, dalle banche e merda simile. Di iniziare a boicottare questa putrida “fabbrica dell’arte”. Ricordarsi che quei soldi vengono dallo stesso Stato che tortura nelle carceri, che esporata armi, che finanzia l’incubo degli allevamenti intensivi, che crea confini che uccidono. Quello dei bandi, dei musei, dei festival finanziati da stato, banche, società multinazionali è un circuito che indirettamente alimenta tutto questo e molto altro. Inoltre inibisce la creazione di posti ed esperienze liberate dalle dinamiche economiche e legislative. Non insozziamo la creatività con questa roba.

SODAPOP: Andate in pace ed ascoltate Ad Invisibilia.