Andrea Penso – Ad Invisibilia (Invisibilia / Holidays, 2023)

Imbeccato da uno dei miei più fidati pusher musicali, Danilo Ligato, vado alla ricerca di Ad Invisibilia, opera di un Andrea Penso che non conosco e che non so dove collocare, se non fra le braccia di Invisibilia Editions ed Holidays Records, le due etichette che producono, una in digitale, ed una in tiratura limitata a 100 copie di vinile, quest’opera. Opera che si riallaccia secondo la presentazione ad un minimalismo mistico e che è stata composta e registrata durante sette anni, dal 2014 al 2020, in diversi villaggi italiani. Ad Invisibilia si apre con un brano omonimo di 18:42 minuti nel quale sembra che le note trasmigrino verso un’atmosfera più rarefatta, attraverso la quale librarsi sempre più in alto, note come mantici che spingono delicatamente in altura. Un brano enorme, da godersi ondeggiando lentamente, in sintesi euritmica attraverso quale esprimere le leggi musicali che regolano il brano. Diversa invece la faccenda per quanto riguarda i cinque Untitled Studio Fragment: sembrano perle ritrovate, opere da un altro luogo ed un altro tempo, create in maniera libera e seppellite al fine da caratterizzarle con una patina antica, scricchiolante ed ombrosa. Quasi dei falsi artistici, ricreando un tempo passato, oppure un calarsi nelle atmosfere dove, fra crepitii e fulmini, la tecnica permetteva una caracollante qualità sonora. Non sappiamo come e dove Andrea abbia creato e recuperato queste gemme oscure. Forse le ha rubate a qualche museo, forse le ha sognate, forse facendo girare al contrario un disco di Alvin Curran. Certo è che la forza degli elementi e le onde sonore si sentono e si vivono, tangibili quasi viaggiando in tempi e luoghi a noi sconosciuti. Un disco che avrebbe fatto impazzire Peter Kolosimo, o Martin Zanka.