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Hands Off Alice – Last Days Of Summer Part 1 (Autoprodotto, 2007)

Altro tuffo negli anni novanta, ma questa volta per ispirazioni ed influenze. Il sound degli Hands Of Alice ci porta infatti in quella ruggente Seattle che tanto fece parlare di sé fino a non molto tempo fa. Stiamo parlando di Tad, Nirvana ed ovviamente del pastoso e già ispiratissimo Mark Lanegan nel periodo Screeming Trees. E tutto sommato è un bel complimento per un cantante, specialmente se italiano, dire che ricorda Mr. Uncle Anesthesia. E' strano, perché oggi, fermi ancora al revival eighties, è abbastanza inconsueto ascoltare qualcuno che si ispiri già al grunge più classico e blasonato.

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Nightstick – Death To Music (Relapse, 1999)

Ad oggi l'ultimo lavoro dato alle stampe di una tra le più misconosciute, ma soprattutto sottovalutate heavy band americane dello scorso decennio. Facendo ricerche on line la band di Weymouth risulta tutt'ora attiva, sebbene questo lungo silenzio non faccia certo ben sperare. La leggenda vorrebbe che i Nightstick si fossero messi in stand by quando un loro non precisato componente fu incarcerato per oltre quattro anni. Dal 2004 sembrerebbero però nuovamente attivi. Ad ogni modo, Death To Music chiudeva il decennio scorso aggiungendosi ai due EP In Dahmers' room e Blotter rispettivamente del 1992 e 1997 e a quel capolavoro contemporaneo che era Ultimatum del 1998. Anche D.T.M. non si scolla molto dai predecessori: una sulfurea miscela di sludge, feedback e testi sufficientemente corrotti da farli entrare ad honorem nella Confederacy Of Scum.

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Balmorhea – Rivers Arms (Western Vinyl, 2008)

Quando la Western Vinyl mi ha contattato per recensire i Balmorhea ero un po' titubante, ho visto che in catalogo avevano dei gruppi interessanti anche se forse non è proprio il pane quotidiano. Devo essere sincero, nonostante il fatto che avessero in catalogo anche Bexar Bexar, che mi era piaciuto parecchio, mi ha fatto temere che si trattasse dell'ennesima mattonata indie di quelle che "faccio pop ma non troppo perché sennò poi nel giro dicono che voglio diventare famoso… e che sì, lo voglio diventare ma meglio nasconderlo bene". Invece alzo le mani: "touchè", ho sbagliato tutto: non che il disco non sia indie melodico (e per altro così melodico che i Califone sembrino gli Slayer di Hunting The Chapel), il fatto è che è davvero bello e da come suona mi verrebbe da azzardare che sia anche musica parecchio genuina.

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Metafora 28 – Riflessioni Di Una Mente Distorta (Autoprodotto, 2007)

Ancora robusta musica contemporanea e grazie a Dio suonata come una volta. Connubio abbastanza felice tra NO-FX e chitarroni stoppatissimi e abbronzanti. Tecnicamente preparati, cambi di tempo continui, fingerpointing e tanta, tanta voglia di sudare sette camicie senza andare in palestra. Il cantato in italiano è buono e gradevole: certo i tempi di The Longest Line sono ben lontani, ma evidentemente erano e sono angolari come ispirazione, visto che siamo sempre qui a parlarne. Sorprendentemente verso metà disco i Metafora 28 inseriscono arrangiamenti chitarristici più vicini a Wino che non a Gurewitz e altalenando proprio tra gli uni e gli altri creano un disequilibrio che non riesce a compattare la canzone quanto le precedenti.

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