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Pussy – Pussy Plays (Akarma, 2004)

Era il lontano 1969. Praticamente io stavo per nascere o – almeno – essere concepito. E usciva questo disco, che solo di recente è stato degnato della giusta attenzione e ristampato (su cd dalla Edsel nel 2001 e poi su vinile dalla nostrana Akarma). I più approssimativi li definiscono prog, ma chiariamo subito: i Pussy sono ben altro. Piuttosto siamo di fronte a una band freakbeat psych raffinata, con atmosfere scure e melanconiche. A questo aggiungiamo che tuttora, a 37 anni di distanza, non è nota l’identità dei musicisti che hanno fatto parte della band e suonato in questo disco (che incidentalmente è uno dei manufatti più rari dell’epoca, nella sua edizione originale: roba da 3-400 euro anche in condizioni appena decenti).

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Mudhoney – Under a billion sun (Sub Pop, 2006)

Sarà qualcosa nell’aria (spero di no) o semplicemente il fatto che chi ha suonato con passione la propria musica, difficilmente riesce a starle lontano (spero di sì). Eppure in questi ultimi anni i ritorni di fiamma si sprecano. Quello dei Mudhoney compreso. Il gruppo che – secondo gli agiografi più informati – potrebbe avere inventato il grunge (se sia un merito o un crimine è ancora da accertare, by the way) è di nuovo in pista con un lp\cd targato Sub Pop (come ai vecchi tempi), che ha una particolarità come minimo simpatica. Ogni copia in vinile contiene anche una versione su cd del disco; come dicono i Mudhoney stessi: “Go vinyl and use the enclosed disc to transfer the music on your fave mp3 player!”. Non male, direi. Una bella mossa, anche se non indagheremo su chi ne sia stato il promotore (la band? L’etichetta?).

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Radio Birdman – Zeno Beach (Crying Sun, 2006)

L’uomo uccello della radio (velo pietoso sulla traduzione italiana di un nome che in inglese è semplicemente fenomenale; e vi risparmio la genesi) vola ancora. Anno 1981 d.C.: esce il loro secondo e ultimo album in studio (non terremo conto di ep, live, live in studio, raccolte e bootleg vari che sono stati pubblicati a pioggia nel corso degli anni a seguire). Ben 25 anni dopo – non prima di averci regalato un tour di reunion in grande stile – gli arzilli anzianotti australiani (diciamo che siamo sui 50, come media di età) pubblicano un album in studio e non si accontentano di aver scritto nuovi pezzi. No.

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Chrome Division – Doomsday Rock ‘n Roll (Nuclear Blast, 2006)

Ho deciso di dare una svolta alle recensioni di brutti dischi per non prendermi una patente pirandelliana.Con orgoglio posso dire che questo è il disco dell'estate. Sì lo so, la copertina è frusta come il pannolino di un neonato, ma non importa: se ancora credete che The Ace of Spades sia il disco più grande di tutti i tempi, se criticate agli Entombed di non essersi mai coordinati completamente nella successiva svolta stilistica, se siete brutti, unti, grassi e scoreggioni: ebbene, questo album è per voi. Ma può esserlo anche se siete belli e stilosi come il sottoscritto.
Chitarre crushing, suono gonfio come la pancia der Bisteccone, tiro turbo e voce da uomo delle nevi. I Chrome Division potrebbero  durare anche solo lo spazio di un disco soprattutto per la genesi da quasi side project, ma a me basterebbe per farmi passare un' estate pari a quella di Vamos a la Playa

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