Absinthe (Provisoire) – Alejandra (Distile, 2006)

absinthe

C’era una volta il rock noise francese e a quanto pare c’è ancora e tutto sommato verrebbe da dire anche: “meno male sigggnooò!”. D’altra parte revival o no in quest’ambito la Francia più o meno ha sempre detto la sua e se vi servisse qualche nome ricordiamoci che i vari Cambuzant e gli Ulan Bator sono compatrioti di Chirac.
Anche per gli Absinthe le coordinate sono più o meno quelle, quindi chitarre melodiche ma pronte ad aprirsi a muro stile Sonic Youth, depressione e tragicità tutta francese (e cazzo questa passatemela!) che dagli X-Rated ai Deity Guns fino ai Kill The Thrill potevate e potete rinvenire senza spostare troppo “il cadavere”. Più retrò di un gruppo post-rock e proprio per questo più avanti? Magari sì, nel turbinio della memoria alla fine discostarsi dai propri contemporanei forse significa proprio attingere là dove la memoria altrui non arriva. Rock buio, forse più plumbeo e più che mai invernale costruito su chitarre e batteria, fra parti piene e vuote come all’interno di un cruciverba. Leggevo che i transalpini hanno fatto da spalla ai Godspeed e direi che gli sono anche piaciuti, tanto che a tratti sembrano quasi richiamarli in vita per fonderli con la loro tradizione da “noise rocker francese”, ma nulla di cameristico o morriconiano come per l’ “esercito della salvezza” canadese. Noise rock riportato in vita a colpi di defibrillatore, nella scala evolutiva forse è il gradino che precede il “post”, quando le chitarre si impennavano ancora in modo diverso da chi è venuto dopo. Strutture scarne, tanto semplici da risultare minimali, arpeggi che attraversano campi di confusione lasciati ad ambiente come l’avete già sentito spesso, ma non credo che gli Absinthe ambiscano di più a creare un bell’ambiente che discostarsi dagli stilemi. Se i “constellati” canadesi fossero stati qui vicino e un po’ più impolverati avrebbero avuto un retrogusto simile a questo tipo.