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Volcano! – Paperwork (Leaf, 2008)

Per un gruppo come i Volcano! è difficile aspettarsi certezze. Dopo aver mescolato tutte le carte dei generi, senza mai sfiorare il caos, con l'esordio ultra lodato Beautiful Seizure, il trio di Chicago si presenta con il seguito Paperwork. Che fare ora? Compito ancora più arduo stupire, eppure la sensazione è proprio questa. Con l'iniziale Performance Evaluation Shuffle  – dove qua e là compaiono, come succedeva nell'esordio, parti cantate in spagnolo – ci si smarrisce in quello che da più parti, non essendo catalogabile in una formula, viene definito impro pop.

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Sabo

Sabo – 8 Saisons à L’Ombre (RuminanCe, 2007)

Potrebbe tranquillamente, questo disco, essere la colonna sonora di un affascinante viaggio nella penombra di un milieu fantastico, la mala francese degli anni '50, tutto gangster, baiaffe, poules e caids. Un noir di duri le cui scene scorrono in uno slavato bianco e nero con immagini di baveri tirati su e attività clandestine poco chiare sullo sfondo. Un affresco di una storia troppo presto dimenticata, affogata dalla fine del romanticismo. I Sabo, non troppo differentemente da altri epigoni contemporanei, rileggono una tradizione rapidamente abbandonata con quel bello stile che abbiamo reimparato dai più curiosi autori d'Oltreoceano. Evidentemente non siamo dalle parti del repecheage di sonorità balcaniche, ma ci muoviamo su quell'assito tradizionale di chitarre acustiche contrappuntate da organi e chitarre elettriche che fecero la fortuna delle colonne sonore di fine anni '60, primi '70, del secolo scorso.

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Ulna – Frcture (Karlrecords, 2008)

Se cercate questo disco su Google trovetere “A ulna fracture is an injury to one of the bones in the forearm”, aggiungendo il nome dell’etichetta troverete che sulla tedesca Karlrecords c’è pure Bill Laswell: ma non è per sciovinismo che recensisco questo disco italiano, e neppure perché Ulna è formato dal nostro Andrea Ferraris e da Valerio Zucca Paul dei 3eem, (peraltro gruppo per un terzo imparentato con Sodapop tramite Danilo Corgnati… noi italiani siamo famosi nel mondo per i conflitti di interessi). Il motivo vero è che sto ininterrottamente consumando il disco da settimane, facendo rimbalzare sul vicinato una massiccia dose di basse frequenze.

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Beck - Modern Guilt

Beck – Modern Guilt (XL, 2008)

Inutile negare la grande colpa del Bob Dylan degli anni '90, il grande genietto che ha saputo, se non per primo sicuramente come brillante capofila, riscrivere le leggi del folk evoluto degli anni '90: a fronte del peso di essere un tale innovatore, è costretto da dieci anni a dover riscrivere la propria formula ogni volta uguale e ogni volta diversa. Neanche questa volta ci riesce appieno: vano negare o cercare di controbilanciare la cronica mancanza di grandi singoli con una produzione dall'occhio lungo.

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