Reo di una carriera ormai maggiorenne (il debutto degli Arborea, Wayfaring Summer, data infatti 2006) Buck Curran continua imperterrito a portarsi dietro una zolla di terreno da far risuonare, si tratti della bergamasca (terra dove vive ormai da anni) od i confinati spazi statunitensi.
One Evening and Other Folk Songs è però a suo modo un debutto, trattandosi del primo lavoro dove il chitarrista originario della Florida si accompagna ad un’intera band, composta da Jodi Petrali, Dave Barbarossa, Adele Pappalardo e Robert Frassini Moneta. A registrare il buon Marco Fasolo, per un disco che alterna momenti più intimi a tirate in pieno viaggio tra free folk ed agrumi ’60 letteralmente stupefacenti, dall’iniziale One Evening che chiarisce sin da subito come ritmo e racconto siano parti inscindibili, a dipingere quel che sembra essere un vero e proprio rituale. Poi c’è la sensazione che più scenari, paesi e colori vengano mischiati in un mortaio, riducendoli in vere e proprie polveri magiche cariche di groove e di vento. Deep in the Lovin’ Arms of My Babe trasuda di tutto questo, mentre Black is the Colour, tradizionale canto scoto-statunitense,lascia letteralmente a bocca aperta fra la batteria, la chitarra e le voci. C’è la capacita di disegnare scenari e paesaggi di una profondità ed un’intensità quasi epica, non fosse che l’onestà che traspaere dal tratteggio riesce a rendere intima e vicina anche un brano come Sadness (che prende ispirazione dall’Alabama di John Coltrane e dalla Sadness di Ornette Coleman), che in altre mani probabilmente sbrodolerebbe giù dalla città alta lungo la scaletta del paradiso. Quando Adele e Buck incrociano le voci riecheggiano toni mistici e fuori dal tempo, dove gli Stati Uniti erano ancora spazi aperti ed i nativi governavano le ampie praterie. In Song for Francesco sembra invece aprire al figlio i sud del mondo, con scale e rintocchi che richiamano danze e dinoccolamenti. Di nuovo il mondo americano con un brano che prende il nome di Zitkala-Sa (dedicata alla figlia Shylah), anche conosciuta come Red Bird, scrittrice Yankton Sioux che molto fece per la trasmissione delle tradizioni native nel mondo. New Moontide parte in maniera drammatica con la voce di Buck, ingentilita poi dal controcanto di Adele in quella che sembrerebbe essere una murder ballad fatata, portandoci al termine del disco, che viene ingentilito ulteriormente da una versione alternativa di Black is the Colour (non sono un amante di queste scelte di norma, che già apparivano sul disco di Adele ma che gli si vuol dire quando il livello è questo? Fatela anche tre o quattro volte, la rimetterei comunque appena conclusa) ed una Sadness dal vivo che bagna di laudano quanto rimasto di noi, ebbri di tanta grazia.