E ancora con la menata che a me i cantautori, soprattutto se cantano in italiano, non fanno impazzire. E ancora con la menata che alcune eccezioni confermano la regola e che, anzi, alcune di queste alcune, più che confermare, mettono tutto in caps-lock, grassetto e sottolineato. E’ il caso di Caso (no, perdonatemi, ma quando ricapita la scusa di scrivere una roba scontatamente bella così?), ex batterista punk-hc che ha ‘svoltato’ da un pò, prendendo una strada apparentemente più morbida anche se non meno incazzata. In quel di Bergamo, il Nostro scrive e canta di delusioni morali – vedi i sindacati menefreghisti vs giovani adulti precari bestemmianti di Un Anno Terribile e Poco Memorabile o i falsi e stragonfiati sedicenti musicisti vs gente che suona per il gusto di farlo (‘Non lo facciamo per avere consenso’) che compongono la ballata Parete Nord – e ‘facciate’ contro la realtà nelle sue varie dimensioni – Senza Luna, Fino Agli Alberi Sottili, Orsa Minore -. Andrea Casali si racconta in questo che è il suo terzo lavoro con una nettezza che (mi) colpisce per la semplicità e complessità allo stesso tempo della decina di pezzi. Di tutta la suddetta decina, nessuna traccia è neanche in minima parte banale, pur essendo quasi minimale come costruzione e arrangiamento. Che poi, e forse questa è la sua vera forza, più che raccontarsi, Caso ci racconta, parla e urla di una generazione che sta vedendo finire male tutte le certezze con cui era stata cresciuta, che si incazza senza ottenere, che vive senza aver ‘bisogno (né potersi permettere) di stare tranquilli’ e che è ‘solo costretta a restare in corsa’. Qualcosa del tipo: De André, Guccini e De Gregori stanno a mia mamma come Caso può stare a me. E non penso di aver scomodato paragoni illustri. Caso è bravo sul serio, mi sembra giusto così.