Bad Pritt – Debris (Shyrec, 2023)

Debris, detriti. Chissà se il titolo possa essere anche letto come un’allusione a quello che Luca Marchetto/Bad Pritt si è lasciato alle spalle dopo ogni capitolo discografico, in un percorso di allontanamento dai lidi electro-dark-pop dell’esordio che lo ha portato a spogliarsi progressivamente dagli stilemi di genere. Pur ritrovando i toni scuri del disco omonimo e certi legami con EP1, dati dal prosieguo e approfondimento del concept sull’elaborazione del lutto, Debris si pone infatti come opera autonoma e pienamente coerente: i giorni anonimi, numerati in successione dell’uscita precedente, sono diventati date precise, tappe significative di un itinerario dove il suono – liberato della parola parlata o scritta – assume su di sé tutto il carico emotivo ed espressivo, presentandosi senza gerarchie ora in forma di rumore, ora di cristallini suoni pianistici, d’organi e di synth, ora, paradossalmente, di silenzio. È intorno ai picchi di July 13th e May 9th che si dispone l’album: un monolite nero il primo, che fra ritmi lentissimi e metallici, bassi che incedono ruvidi e sintetizzatori che si insinuano fra il rumore e il silenzio come vento stellare, sembra rievocare certe atmosfere, mai messe su disco, degli ultimi The White Mega Giant, formazione in cui Marchetto ha militato; l’altro, si apre con la brutale scossa di una sirena di fabbrica e poi, attraverso la mediazione di un piano minimalista, intesse organi e battiti sintetici che proiettano nel XXI secolo i Pink Floyd pompeiani più contemplativi. Non sono tuttavia da meno l’elegia attraversata da umori scuri di February 6th, una December 29th memore della luminosità dello Jesu più estatico e la meditativa September 27th, col suono che si addensa e si dilata come un lungo respiro. Costruito attraverso un processo di raffinazione dove ogni elemento è calibrato e messo in relazione con gli altri, Debris cristallizza il tempo e facendolo si astrae dal suo flusso: la fine del percorso è la creazione di un nuovo equilibrio inevitabilente memore di ciò che è stato.