Riparte nella seconda metà del duemilanove la Bar La Muerte di Bruno Dorella, dopo un “intoppo” tragicomico per una storia tutta italiana di siae, ma tutto è bene ciò che finisce bene… Si riattacca con il nuovo disco solista di Stefania Pedretti (Allun, Ovo) a nome ?Alos, dove la sua attitudine da performance viene convogliata all’interno di una registrazione, come altre volte “aiutata” da ospiti non solo illustri ma anche molto in gamba.
Il concept album si snoda sulla storia di una ricamatrice, procedendo passo passo con trame sonore cucite per ben metà dei pezzi con le belle basi del rumoroso Claudio Rocchetti, il tutto stirato a lucido dal missaggio di Roberto Rizzo e Gianmaria Aprile nonché dall’elegante mastering di Giuseppe Ielasi. Abiti non molto comodi da indossare quelli cuciti da Stefania, ma chi l’ha vista impegnata con le sue band o ancora meglio solista sa che la sua proposta non è molto “canonica” o “fruibile”, una combinazione di sussurri/gridolini di matrice impro/grind (?!), chitarre maltrattate e stridii registrati con microfoni a contatto suonando a mo’ di violino i suoi dread: non fa eccezione Ricamatrici, anche se in questo caso le poche note di piano e le ospitate riempiono il suono, che comunque resta ancora un po’ vuoto per i miei gusti; alla fine il disco non soddisfa però a pieno le mie aspettative, perché anche se “condita”, la formula è la stessa e alla lunga… Davvero belle le foto e le grafiche del booklet fatte da Natalia Saurin, l’altra metà delle Allun.