AA.VV. – Tutto A Posto Niente In Ordine (Nashazphone, 2023)

AAVV. – Tutto a posto niente in ordine

Tutto a posto niente in ordine è praticamente l’assioma che regola le nostre vite, esistenze in cui ci arrabattiamo per arrivano ad un termine incerto cercando di fare e farci del bene.
Non so perché ma nel 2017 Hicham Chadly, al Cairo, chiacchierando con Alberto Boccardi, si fece qualche domanda sulla florida scena sperimentale italiana, e pensò bene di organizzare una compilation, mettendoci il sorriso di Moana Pozzi in copertina.
La cosa stupenda è che questa compilation si compone soltanto di 7 brani, per meno di 45 minuti di musica. I nomi sono presto fatti: Valerio Tricoli, Mercury Hall, Ezio Piermattei, SEC_, Giovanni Lami, Giulio Nocera e kNN. Il primo parte in modalità Paul Verhoven / Arnold Schwarzenegger per una Total Recall in cui vince la tensione, in giochi di continui rilasci e rimandi da cardiopalma, fino allo sgonfiamento totale. Mercury Hall è uno degli alias dietro ai quali si muove nelle notti Matteo Castro: sibili e microsuoni, a rappresentare un sottobosco animale nel quale si razzola senza temere incroci con l’umano, ed il tutto è molto simile a come immagino possa essere la vita di un acaro amplificata, eccezion fatta per i muggiti delle vacche in sottofondo. La musica di Ezio Piermattei pare invece partire da una sottile e calda base ambientale sulla quale vengono immesse strati di suono disseccato e fossile, un suono fatto di gente, di vite e di fastidi. Ma non importa, finché il carillon melodico insiste con il suo giro possono arrivare anche le cascate ma la poeasia rimane anche da soffocata. Mimmo Napolitano, qui nei panni di SEC_, ossida e cauterizza timpani e palato in Orogenesi, magma noise che genera e provoca fastidio, tensione, bisogno di risciaquo orale come se amplificassero un dentista nelle peggiori giornate. Con Giovanni Lami dritti in un acquitrino inglobiamo nuvole gravide di acqua ed anfibi gracidanti. Il suono è materico e ben si comprende la scelta di un così ristretto parterre di partecipanti: il suono è brutale e cattivo, Giulio Nocera colpisce con frequenze bastarde e sa provocare dolore, dove c’ê qualità e concentrazione non ha senso sciogliere e dividere in parti. Le parti vocali sembrano uscite direttamente da un incubo, lampi, tuoni e rumori concreti ad ergersi come traino fra gli elementi in gioco. kNN, Renato Grieco piazza un breve e catacombale stralcio tutto votato su un temporale in fase di esplosione e quel che sembra di un lupo. Nashazphone si dimostra etichetta di lungimiranza ed acume, ed un film di Moana Pozzi con questa musica potrebbe essere la scelta più corretta sotto l’afa estiva.