Dry Cleaning – Stumpwork (4AD, 2022)

Ritornano sul luogo del delitto i Dry Cleaning.
Medesimo studio, medesima squadra, peli pubici in crescita e saponette.
Florence Shaw e concrega partono molto tranquilli, suoni quasi da cocktail ed un fare sciantoso irresistibili per una vocalist che ha poche rivali sui registri più lenti e grigi. Anna Calls me form the Arctic è il giusto modo per calarsi nuovamente nel mondo del lavaggio a secco più ricercato di Londra. I toni sembrano essere a tratti più leggeri, quasi che smessi i panni degli esordienti i nostri abbiano capito che non serve impattare frontalmente il mondo ma anche lavorarlo ai fianchi ha il suo perché.
Brano dopo l’altro ci si sente come un filtro di fronte alle storie del quartetto: si assorbono umori, nebbia, smog, sfoghi, testimonianze, spunti, notizie. SI ingoia volentieri tutto il marcio, tutto lo scibile, tanto è il fascino disincantato dello speech sonico messo in atto. Inutile girarci in giro, dopo lo scioglimento dei Sonic Youth questa cosa è in mano loro al momento, voce, cuore e disillusione. Gli strumenti sembrano sul punto di sfasciarsi da un momento all’altro, come se avessero succhiato tutti i colori fuori dai primi Pavement, li avessere fotocopiati in bianco e nero e buttati in un angolo, a bagnare le pagine. Poi ci sono giornate più colorate, avventure spy e mediorientaleggianti come Hot Penny Day danno l’impressione di portarci altrove ma in un secondo si torna lì, un’esistenza fallita, rapporti di merda, sirene in lontananza. In generale sembra che i nuovi siano potenzialmente più aperti ad un orecchio “pop” e “suadente” mentre in realtà l’adagio recitato è più meno quello riassumibile in poche, semplici parole.
Piove. Governo ladro.
Dry Cleaning sono alfieri dell’ordinario malessere ma lo sono in maniera eterea, sexy e prendendoti a schiaffi nel momento giusto.
Sono la giusta situazione con cui rispondere alla domanda della collega di lavoro serafica: “Come hai passato il fine settimana?”
Scrivendo questa cosa ho aperto la cartella BIO dei Dry Cleaning ed ho letto in due righe ESG e John Barry, se avessero voluto vincere facile sarebbe bastato questo. Ma poi inizia Conservative Hell e, se potessi esprimere un desiderio, quanto ganzo sarebbe stato sentire le Scroggins metterci del loro aggiungendo altro ritmo a questi suoni?
Un sogno, tocca risvegliarsi, domani sarà sabato, pioverà e troveremo il serbatoio in riserva.