Stephan Meidell & Bergen Barokk – Temporal Gardening (Aurora, 2023)

Lavoro che unisce il compositore e performer Stephan Meidell (chiarrista e bassista già in azione con Erlend Apseneth) e l’ensemble Bergen Barokk, trio composto da Jostein Gundersen, Siri Hilmen ed Hans Knut Sven che opera su violoncello barocco, clavicembalo e contrabbasso, Temporal Gardening si compone di due lunghe tracce, suddivise in differenti movimenti. Questi movimenti sono titolati ad alberi, funghi e fiori, che corollano l’incontro fra strumentazione antica e moderna. Si inizia quindi con il timo selvatico, o serpillo, per una musica che dolcemente sposa le due anime temporali, con infiorescenze che ornano un flusso a bassa intensità molto coinvolgente in Creeping Thyme Thymus Serpyllum, con degli spiccati intrighi acuti che vanno via via farsi più pungenti nel Glory Bower Lamprocapnos Spectabilis. A tratti sembra di ascoltare una minuscola e reattiva fauna che corre in una bolla controllata, ma che improvvisamente, travolta dagli elementi, sfugge ai controlli superiori. L’impressione è quella di un dolce caos che ai autoregola, come nell’incontro con il fungo Golden Oyster Pleurotus Citrinopileatus. In seguito il suono si fa maggiormente sacrale, posato e frammisto a field recordings di volatili, con saliscendi di note e fiati che caratterizzano il bluastro Indigo Milk Lactarius Indigo. Poi si deraglia di brutto con l’arrivo dei Boomers Psylocibe Cubensis, con un manto oscuro e folle che permea il finale del Lato A del disco, a chiudersi con un discreto bad trip da San Isidro.
Iniziamo il Lato B in Brasile, con il carnuto Royal Sun Agaricus Blazei, con una melodia sospesa sui tasti del clavicembalo, alla quale si sovrappone una musica ritmica che riprende l’anima carioca affiancandogli però una profondità quasi spirituale, fortemente evocativa sul finale del brano, che si apre, librandosi sulle note di un flauto a cospetto del salice piangente mosso dal vento in Weeping Willow Salix Babylonica. Una stasi dolcemente mossa che funge da punto fermo e da ricarica, in una coesione spirituale perfettamente orchestrata, che abbassa i ritmi e si fa via via più profonda. Uno scatto ci ritroviamo in quel che sembra un operoso avamposto, in cui microsuoni si fanno via via più materici, forgiando sotto ai nostri occhi quello che viene ciamato gioiello arancione, od Impatiens Impatiens Capiensis. L’ultimo brano attacca invece in un rientro nei ranghi barocchi, titolato al glicine Wisteria Wisteria Sinensis viene via via offuscata fino a creare una sorta di nebbia a coprire il suono del Bergen Barokk, fino a trovare un equilibrio al termine di un appassionante volo a bassa quota, fra un trattato di botanica ed il sottobosco norvegese.