Hype Williams – Rainbow Edition (Big Dada, 2017)

Nonostante pare che Dean Blunt e Inga Copeland non siano più coinvolti in Hype Williams, mi giocherei qualcosa che lo zampino del primo c’è ancora: le follie digitali a bassa fedeltà di Rainbow Edition hanno il suo marchio di fabbrica, che ci sorpende nuovamente dopo il bel soul “convenzionale” di Blue Iversion (www.youtube.com/watch?v=hxro-Wjs4yo) uscito a primavera scorsa. Per chi conosce e segue la sua sterminata, confusa e illogica discografia, fatta di mille nomignoli, di free download su siti vari, YouTube, Souncloud, Mediafire e quant’altro, qui siamo più sulle coordinate dei vecchi Hype Williams e di Babyfather anche se con un piglio molto meno scanzonato, zero hip-hop e un paio di punte così cristalline da avvicinarsi al suo incredibile capolavoro, quel Black Metal che ancora dopo anni gira e gira sul mio stereo. Se saprete vedere oltre la coltre di fumo prima inalata e poi sbuffata fuori con ghigno sardonico dal Nostro, nei venti brani di Rainbow Edition troverete voci, suoni, campioni e spunti melodici a volte accennati a volte portati a compimento per quaranta minuti senza una mossa falsa, colonna sonora metropolitana desolantemente perfetta: non un qualcosa solamente di adatto ai tempi, qualcosa che vede distante. Non è dubstep, soul, elettronica, trip-hop o almeno non è solo quello: gli accenni di questi elementi ci sono tutti ma qui, in queste tracce digitali a bassa fedeltà apparentemente buttate lì senza nemmeno un autore, c’è gusto, personalità, ironia, capacità, in una parola c’è del genio e… se davvero non fosse lui?