Function – The Secret Miracle Fountain (Locust, 2006)

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Partiamo dicendo che si tratta di un disco di maniera, come d'altro canto anche i Radiohead (e gli va dato merito di non averlo mai nascosto) che pur essendo un buon gruppo, per loro stessa ammissione hanno sempre saccheggiato a destra e a manca (a scando di equivoci a me i Tom York e soci non dispiacciono affatto). Anzi in merito a ciò forse va detto che spesso molto pop, in quanto tale è manierista per esigenza, come ricordava il nostro "simpaticissimo" Morgan dei Bluvertigo in uno di quei giornalini gratuiti che ho letto: "anche i Beatles copiavano!". Direi che moderno o no i Function per loro stessa definizione scrivono canzoni, certo i mezzisono moderni, i suoni idem, ma pop resta ed in questo non c'è nulla di disonorevole. Il disco si digerisce bene, anzi, se masticate indie questo disco è caldamente consigliato visto che l'elettronica, i pezzi e le melodie vengono da lì e sono fatti con gusto e non in maniera pressapochista. In merito alla perizia direi che l'elettronica o l'uso che ne viene fatto in questo pezzo di plastica rinsalda la mia idea che quella a stelle e strisce risulti molto più easy e più luminosa rispetto a quella europea (ovviamente questa è una generalizzazione visto che per un Telefon Tel Aviv c'è sempre un Venetian Snares, ma questo è assodato). A tratti ho quasi avuto l’impressione che se i Cave In invece che "i Radiohead dei poveri virati in salsa '70", dopo i fasti metal di Until Your Heart Stops si fossero buttati a pesce sul pop e sulle chitarre acustiche, i risultati non sarebbero stati poi così lontani (anche se più brutti, almeno a giudicare gli ultimi Cave In). Certo è che nei Function (omonimi di un gruppo che nei Novanta ha stampato uno dei migliori 7" su Revelation) tutto sta perfettamente al suo posto: i tappeti glitchiosi soft, i coretti eterei che non saprei se accreditare ai Belle and Sebastian o ai Beach Boys, i campionamenti, le chitarre, le sovraincisioni, gli arrangiamenti di archi. So che avrei dovuto dire molto più semplicemente che si tratta di "indietronica" allo stato puro, ma non volevo giocarmi subito una carta ovvia, ma questo è e di questo si tratta. Il disco è molto melenso e suona davvero bene infatti da quel punto di vista c'è poco da dire in merito alla fattura di The Secret Miracle Fountain: questi americani sono capaci a fare il loro mestiere. Però non c'è rosa senza spine ed in questo caso stanno nel fatto che il disco finisca per risultare un po' anonimo, se Bexar Bexar pur non aggiungendo nulla al genere fila molto bene, i Function a tratti mancano leggermente di personalità pur dimostrando di essere capaci. L'altra "spina nel fianco del ragazzo" forse sta nel taglio dei pezzi che a parte qualche piccola variazione tende un po' a ripetersi, soprattuto nell’atmosfera del disco che alla lunga finisce un po' per stufare. Se l'indietronica è il vostro pane qui c'è di che mangiare, se invece siete esigenti, non scordate il titolo di un disco che qualche metallaro (non io) di questo sito possiede: Handle With Care!.