Credo che sia la prima volta che su Sodapop venga recensito un lavoro di Andrea Marutti e/o di Giuseppe Verticchio, visto che non si tratta proprio di due sbarbatelli alle prime armi, direi che se già non li conosceste con i loro nomi di battesimo si tratta di gente anche nota come Nimh, Amon, Never Known. Per quanto la collaborazione Amon/Nimh sia ancora fresca di stampa, esce a ruota quest’altro progetto intitolato Hall Of Mirrors e che vede nuovamente all'opera il "dinamico duo" anche se in "abito" diverso. Differentemente da quanto ci si possa aspettare questo disco è molto diverso da Sator, non per nulla invece di usare i singoli moniker i due danno un nome vero e proprio al progetto. Dove il primo era più duro e monumentale, Reflection On black è più dilatato ed a tratti persino melodico. Credo che più che parlare di dark ambient dovremmo parlare di musica ambientale con venature dark visto che anche se con le dovute differenze possa comunque essere inserito in un contesto più tipicamente ambient (anche se fino ad un certo punto). Un disco per nulla roccioso ma da superamento della "twilight zone" anche i titoli sono stringati perché c'è poco da interpretare: i suoni, i delay, gli echi in dissolvenza e le melodie sono fin troppo esplicite. Ma proprio i titoli tutto sommato possono rappresentare un buon appiglio per cercare di capire di che tipo di disco si tratti, infatti se l'apertura, cupa fin quanto volete, è ancora melodica, con Descent i rumori si fanno più distanti e monta un'atmosfera degna del migliore Carpenter, però niente incubi, la melodia ritorna anche in questo caso, ma non prima dello scorrere di alcuni minuti. Ribadisco non si tratta di un disco che può essere ascoltato da tutti, nonostante si distanzi dall'essere estremo come la precedente collaborazione (nonper nulla forse esce su Silentes invece che su Eibon), le melodie ci sono e quando vengono fatte entrare non passano decisamente in secondo piano, ma sicuramente si tratta di melodie cupe. L'apertura alla luce ritorna con le due tracce conclusive in cui Verticchio e Marutti si lasciano andare alla loro naturale propensione per la musica ambientale ma non senza qualche intervento particolare in Transmutation (che per i miei gusti è anche la traccia meglio riuscita del disco) e nella malinconica Recovery. Direi che oltre a trattarsi di un lavoro molto distante da Nimh/Amon, l'esordio di Hall Of Mirrors sia molto più virato verso la forma di colonna sonora, tanto che potrei quasi azzardare che si tratti di musica per documentari.