Z’Ev & Simon Balestrazzi – Reverbalizations (Boring Machines, 2014)

Se faceste una rapida ricerca in rete rimarreste sorpresi nello scoprire quanti dischi siano stati registrati in caverne: non solo musica di ricerca, ma anche gruppi rock, folk, addirittura gospel. Un conto è tuttavia sfruttare questi luoghi per le particolari qualità acustiche o simboliche, un altro è saperne cogliere lo spirito o addirittura evocarne gli spiriti. Proprio questo è quello che riesce a fare questo disco.
Alla base di questo lavoro c’è la performance di Z’Ev alla Cavità delle Cinque Colonne, presso Cagliari, durante il Signal Festival del 2007, alla quale si aggiungono alcune registrazioni live effettuate al KulturBunker di Colonia e il lavoro di editing, campionamento e sovrincisione di alcuni strumenti ad opera di Simon Balestrazzi. Difficile e inutile distinguere i contributi dell’uno e dell’altro, quello che importa è notare come il risultato abbia poco a che fare con la performance d’origine e sia invece un’opera dotata di una propria autonomia e di una fortissima personalità. I droni cupi e profondi fanno percepire il respiro della caverna e ne misurano gli spazi attraverso la risonanza, mentre le percussioni e gli altri strumenti (tsymbaly suonato con l’archetto, VCS 3) lo animano di presenze che ci arrivano dal passato: quelle di coloro che nello stesso luogo, in epoche remote, hanno suonato strumenti diversi ma in qualche modo uguali, ma anche di chi, in questa terra e in tempi più recenti, ha lavorato nelle profondità del suolo: si getta così, andando oltre il semplice fattore musicale, un ponte fra archeologia propriamente detta e la più recente archeologia industriale. Se riuscite a calarvi nell’atmosfera di Reverbalizations, operazione invero non difficile visto le capacità evocative della musica, sentirete il richiamo del ventre della terra, un suono che appare inquietante solo perché si è ormai disabituati ad ascoltarlo. In fondo l’idea di reverbalizzazione potrebbe venire intesa proprio come la volontà di spiegare con parole diverse qualcosa che un tempo conoscevamo bene e che ora facciamo fatica a comprendere: forse non tutto è perduto.