Un dodici pollici inciso su un lato solo, con serigrafia sul lato B e copertina con foto di Fabio Orsi: aspetto estetico davvero bello ed invitante per un disco breve ma indicativo della direzione che Claudio Rocchetti sta prendendo in questi anni. Musica ambientale con un approccio “concreto”, strumenti vari e field recordings mescolati sapientemente per una manciata di minuti che richiedono un minimo di concentrazione, rischiando di risultare troppo sparsi: se invece si mantiene un po’ di attenzione si può godere di questo magma sonoro che resta quasi sempre in punta di piedi. Melodie di chitarra o di piano sono spesso affiancate da rumori e stridii, restando in secondo piano mentre ai suoni viene data maggiore rilevanza: il tutto ha un sapore molto informale ma non è per niente buttato a casaccio. Uscito in edizione limitata a duecento copie, il disco contiene anche l’ospitata nel primo brano di Stefano Pilia con gli arpeggi della sua chitarra.