VipCancro – Su Se Stesso (Lisca, 2019)

VipCancro

Partire dalla trasparenza e dalla volatilità dell’espressione, questa la primaria evocazione del nuovo Su Se Stesso dei VipCancro: copertina ultra minimalista argentea e riflettente e cd senza nessun indizio grafico che possa lasciar intendere il verso con cui inserirlo nel lettore – tanto che bisogna stare attenti se si vuole ascoltare qualcosa. Artwork che rispecchia perfettamente il concetto sotteso, quello dell’identità contemporanea che si muove tra consistenza e il suo annullamento. Un argomento forte e attuale che racconta di come l’identità rischi di disperdersi sotto la pressione delle nuove dinamiche comunicative e nei labirinti delle tendenze omologanti; ma anche di quelle identità che faticano a trovare riconoscimento in una contemporaneità ripiegata spesso su sé stessa, appunto.
E i VipCancro al loro quinto disco ufficiale decidono di ripartire proprio dal grado zero, fare tabula rasa e ricostruirsi, anche se in realtà già le caustiche sonorità di UNO del 2017 ci avevano dato più di qualche indizio di questa tendenza stilistica, affrontando tematiche squisitamente concrete e improvvisate. Su Se Stesso prosegue questo tipo di ricerca mettendola a punto con maggiore precisione e approfondendone l’efficacia. Le visioni personali dei quattro componenti del progetto, Alberto Picchi (computer e nastri), Andrea Borghi (computer e speaker), Nicola Quiriconi (microfoni e live electronics) e David Lucchesi (chitarra acustica), trovano una strada ben calibrata in un suono labile ma allo stesso tempo acre e corporeo. Un percorso che dalla trasparenza porta all’oggettivazione della presenza partendo dallo scorrere di Ex Musica: vibrazioni trattenute e profondamente frastagliate di tensioni, un flusso continuo e ruvido capace di cogliere il senso del dialogo istantaneo in modo trascinante. Improvvisazione concreta agita con concentrazione anche nella successiva Laterale, registrazione del live al Molize Fest 2017 con l’aggiunta di Filippo Ciavoli Cortelli alle percussioni, mostrando come anche dal vivo l’approccio sia utile per trovare ulteriori dinamiche e punti di intensità.
Un concetto ben espresso e godibile che sostanzia un percorso e ne affina l’approccio. L’unico limite di un discorso del genere – ma parliamo di mera eventualità – è che rimanga confinato all’interno di visioni di base così autoconclusive. Al contrario, sarebbe molto più interessante vederlo fluire altrove per trovare nuova linfa nell’aggredire ulteriori idee ed evoluzioni. Ma scommetto che l’intenzione del quartetto toscano sia proprio quest’ultima.