Secondo lavoro per Very Short Shorts (del primo disco parlammo qui), questo Minimal Boom! appare fin dal primo ascolto molto coerente ed essenziale, cartina al tornasole di una visione chiara e precisa da parte del trio. Esecutori certosini e fini, Manca, Vettori e Thòma formulano il loro personale linguaggio innestando suggestioni cameristiche su un corpo e un impatto prettamente rock, come una versione al testosterone della Penguin Cafe Orchestra.
I fraseggi minimalisti del piano, in odore di Philip Glass, e le vigorose percussioni coesistono in un unico corpo sonoro, in cui il violino ha il compito di connotare le varie sfumature, ora drammatizzando certi passaggi, ora alleggerendo la tensione. L'effetto è singolare, ma la cosa più apprezzabile è che il gruppo, immagino grazie alla propria perizia tecnica, rifugge da certi trucchi a cui ci hanno abituato molte formazioni post rock, asciugando il suono all’essenziale e spogliando le canzoni di tutto ciò che ne potrebbe appesantire la struttura. Pochi minuti bastano a definire ogni brano (certi, per dire, a durata se la giocano con i Minutemen), le dinamiche sono ben curate e non banali, il suono è melodico ma non stucchevole. Minimal Boom! è un disco rigoroso nei suoni e nelle strutture, davvero ben riuscito e che in brani come Nein Ist Nein e Nibiru raggiunge i suoi momenti più alti.