Verset Zero – Phantasma (autoprodotto, 2023)

Dalla Francia, la creatura che si mostra a noi sotto la nomea di Verset Zero, arriva a quello che dovrebe essere il suo sesto parto in una discografia alquanto disordinata e mobile, che ha visto Kerygma come suo ultimo parto. Ci muoviamo dalle parti di un suono primigenio, malvagio, viscerale e malinconico. La voce un rantolo disperato, la musica scoria bistrattata, ovunque un impianto sonoro che è una cappa e che dà l’impressione di esplodere da un momento all’altro. Siamo all’incrocio più buio della strada, dove il black metal incontra la disperazione del punk più oltranzista e dove una certa nuance di tristezza rifinisce elegantemente tutto il lavoro. Delle campane avvisano l’arrivo de Les Horizons Mélanconiques in compagnia di Perturbator dove il lato oscuro della notte prende il sopravvento con il suo carico di fascino, sfiati melodici e botte a squarciare un dancefloor malevolo. Nella parte centrale il disco si prende i suoi spazi di dritta bestialità come in Les Âges funestes, mantenendo una decisa linea di scorribanda. Phantasma sembra essere un disco in grado di raccogliere a sé le energie, e con lo snellire delle tracce le frecce si acuminano. Triptyque colpisce nel segno fra le acque del bosco ed il coro di l’Êveil insieme all’organo maligno rende l’atmosfera quasi sacrale. Con il rush finale l’atmosfera non accenna a sedarsi, con Verset Zero che sembra tirare le proprie corde vocali allo spasimo ne L’Hydre Eternelle ed ad unirsi con Ethan Lee McCarthy  per l’ultimo brano del disco, per un fragore che riecheggia gli spazi al termine della notte.