I Van Cleef Continental si inseriscono in quel solco di rock classico tracciato dai vari Gun Club, Thin White Rope, True West e altri ben più di vent’anni fa e recentemente ripercorso da personaggi come Mark Lanegan e David Eugene Edwards. E’ quindi un suono fortemente “americano” il loro ed esplicitamente tradizionalista. Il disco in sé non ha nulla che non va e potenzialmente potrebbe piacere a molti, un brano come l'iniziale Dry Queens ha tutte le caratteristiche della hit perfetta, e con la successiva Then She Said mi ricorda un pò gli amatissimi Madrugada.
Qualche considerazione va però fatta: a mio gusto l'album risulta un po’ troppo pulito e freddo nei suoni, e anche se va detto che la voce di Andrea Van Cleef, quando si mantiene sui registri più bassi, ha decisamente un suo perché, comincia a piacermi molto meno quando tenta di salire e si fa più epica e grunge. Forse a Red Sister manca effettivamente quella scintilla che fa grandi certi dischi rock e, quando assente, relega tutti gli altri al livello di dignitoso artigianato, vai a sapere. Probabilmente se il gruppo fosse riuscito a ripetere la magia che ha concentrato in un pezzo come Anna Lee, breve, diretto e intenso, la penserei diversamente, ma al momento mi viene da dire che partendo dagli stessi presupposti, e per rimanere in Italia, i Satantango a suo tempo fecero molto meglio.