Umanzuki – Sonic Birds (Brigadisco/Fromscratch/Eclectic Polpo/Ambient Noise Session/Hysm?/Toten Schwan/Charity Press/ZAMZAM, 2012)

umanzuki

Sarò prevenuto io (non che me ne dispiaccia troppo), ma in questo particolare periodo storico il solo sentir parlare di Jazz-core mi fa mettere mano alla fondina così come, in tempi passati, era stato per il math core e per i gruppi basso e batteria, piaga quest’ultima che ancora fatichiamo a estirpare (Il Teatrino Degli Errori semper docet). L’esitazione che salva gli Umanzuki è dovuta al non vedere nel loro organico alcun sassofono: il successivo ascolto dell’EP vale loro la salvezza.
La realtà è che il terzetto (chitarra, basso, batteria) rischia scioccamente la vita, perché nella seconda parte del comunicato stampa, dopo l’iniziale sparata “Umanzuki è una giovane band toscana che suona jazz-core punk” si corregge il tiro e infatti del suddetto genere in questi sei pezzi non c’è taccia, spicca anzi la scrittura misurata e l’intelligente interazione fra forma canzone e spirito free. Se di jazz si vuole parlare va inteso quello più di confine, ma ancor più esattamente va considerato come spirito che anima canzoni che non si pongono limiti di genere: abbiamo così la psichedelia mesmerizzata dai riverberi di Sonic Birds, o il funk disturbato di Amazing Sun, che incupisce sul finale o le durezze di Captain Orso, mitigate da una sensibilità mediterranea che, insieme al gran lavoro percussivo, è l’elemento di coesione fra tutti i brani. Felice anche l’uso delle voci, presenti in metà dei pezzi: suadenti cantilene mai sopra le righe, contribuiscono a dare alle composizione quel tono di calda psichedelia che le rende così particolari. Va di moda vantare credenziali kraut; qui, se proprio bisogna citare dei padri nobili, penserei al giro prog napoletano degli Alan Sorrenti e Toni Esposito, quello slegato dagli schemi e dalle pomposità del genere, ma con radici profonde e respiro internazionale. La strada intrapresa dagli Umanzuki è buona e ha già dato i primi frutti, ma l’impressione è che le potenzialità siano ancora maggiori.