Matmos – The Marriage Of True Minds (Thrill Jockey, 2013)

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Tornano dopo cinque anni i Matmos con un un nuovo disco che è incentrato su esperimenti telepatici effettuati dal duo con altri musicisti, dai cui risultati sono stati estratti i canovacci per la composizione di nove brani tra di loro molto diversi ed eclettici, vicini sì all’elettronica, ma mescolata con molti altri generi, dall’afro al black metal. Il primo brano è subito azzeccatissimo, con Carly dei Nautical Almanac a sussurrare in You (cover di Holger Hiller, ex Palais Schaumburg) accompagnata da i campioni di una registrazione di tip tap e dal suono basso derivato da un elastico suonato da Jason Willett degli Half Japanese. Già dall’inizio si nota il marchio di fabbrica che ha reso famosi Matmos, ovvero l’uso di campioni “bizzarri”, ma qui il loro sapiente gioco di cesello è unito alle parti vocali generate di un grandissimo numero di ospiti ipnotizzati che sono molto in evidenza, e brano dopo brano le atmosfere variano e di parecchio. C’è la dance anomala di Very Large Green Triangles, il misto di percussioni afro, fiati jazz e sirene per le strade di Mental Radio, la musica concreta di Ross Transcript (il breve episodio è il meno accessibile del disco), l’inquietante pulsare dancey della bella e psichedelica Tunnel; il tema ricorrente dei triangoli nelle varie sedute di ipnosi ha portato alla raccolta di tutti questi elementi dentro a In Search Of A Lost Faculty, dall’esito prevedibilmente psichedelico e inquietante, mentre si differenzia e di molto la cover di E.S.P. dei Buzzcocks in versione doom/black metal, un finale molto intrigante. Esperimento interessante, molto melodico e accattivante, che non aggiungerà o toglierà nulla né a voi né alla discografia dei Matmos, ma pur sempre un disco piacevole.