Tiresia, oltre ad essere il mitico indovino cieco di Tebe, unico a poter esperire in vita la sua condizione di uomo e di donna, è da qualche anno un progetto che vede insieme Bruno Dorella e Stefano Ghittoni, dediti ad una psichedelia ambientale ed immaginifica. In Sirene optano per una bava di suono in bassa battuta, un brano all’apparenza pigro ma che ci trascina nelle acque dalle creature gestite, quasi senza accorgercene, tanta la vibrazione scatenata. I brani sembrano raccontarci delle storie, disegnando scenari e movimenti grazie a pochi e mirati elementi. La forza dei loro paesaggi è l’unione tra ritmiche in battuta bassissima che si trasformano in bolle psichedeliche lente ed avvolgente, in un ralenty che trasfigura i gesti ed il loro senso. Ericka è perfetta nel suo essere straniante e strascicata proprio in questo. A tratti la chitarra porta in causa una lontanissima eco di western, calmierata da arrangiamenti che la rendono impalpabile ed onirica come in Bubbles, nella quale entrano poi elementi gracidanti ed orientali, quasi fossimo sul set di un film di Wisit Sasanatieng. Sirene è un viaggio ad occhi chiusi in cui rifrazioni e suoni ci guidano su false piste, confondendoci con miraggi e piani sfalzati. Inside è un campo lunghissimo in cui la sabbia bianca risuona mentre è colpita dai raggi solari, regalandoci un commento vivido, cristallino e caleidoscopico. La sua controparte esterna invece, outside (che siano un tributo agli studi di Matt Bordin?) è una dilatata ed immobile trafila di chitarra che, gettata sul paesaggio, disorienta e ci prepara al gran finale. Sublime, una tromba, il calare della sera, la ferma certezza di non sapere più dove siamo, se nella realtà od in un sogno, ormai assoggettati al calore della musica ed al canto delle sirene.