Detriti, elettricità statica, movimenti d’aria. Il suono del duo creato da Massimo Mascheroni ed Enrico Ponzoni mi trasmette questo tipo di massa, di peso. Ma lo fa come se non fossi un essere umano, ma un minuscolo insetto, travolgendomi. Frastornanti fin dalla prima traccia sembra quasi vogliano interferire il meno possibile con un’espressione sonora spontanea che cresce naturalmente come una marea, come una luna. Sokushibutsu è un processo si automummificazione attraverso il quale i monaci, in un periodo di tre stadi e tremila giorni, lasciavano le proprie spoglie diventando buddha. Se Wilds e Water creano un contesto nturalistico nel quale calarci con Countryside ci troviamo per la prima volta a percepire i musicisti, intenti ad intonare un’ode agli elementi. Se Village and city sfiora una convulsa cacofonia Home fa sue le melodie classiche giapponesi. I brani sono aperti e dilatati e vedono le proprie peculiarità acuirsi con i minuti che passano. Yokai Street non fa eccezione ed i battiti percussivi prendono ritmo unendosi ad a rumori d’ambiente e sibili. Difficilissimo accostarli ad altre esperienze sonore ma, pur essendo un altro mondo, un richiamo agli ascoltarori di Asa Chang & Junraj lo farei, facile possano affezionarsi a questo gioiellino che, partendo dall’animismo (Yokai sono le apparizioni di spiriti in contesti naturalistici, atmosferici, bestiali od oggettistici). Musica per totem sereni.