the Cherry Pies – Don’t Just Say Things (Beast / Jacob, 2024)

Quando in sede di intervista Riccardo Salvini (nei panni del frontman degli Indianizer) mi aveva parlato di questo suo progetto insieme a Stefano Isaia dei Movie Star Junkies, Veronica Zucca e Nicola Lotta una sorta di presentimento già mi scorreva dalle dita. Ed infatti…Don’t Just Say Things scorre che è una bellezza, come un sorso di Vermuth con una caramellina alle erbe nella bocca. Brani aciduli, che giocano con la classica deboscia richmaniana inserita in un contesto che può vibrare d’energia da un momento all’altro. I coretti, le mossette in riva al fiume con una tastierina che fa miracoli ed un suono d’insieme che non ha nulla da invidiare agli ultimi quarant’anni di suono a bassa fedeltà ed a cuore aperto. Gli intrecci vocali donna/uomo non fanno prigionieri facendoci venire i cuoricini agli occhi in un brano come Break Even, con tanto di uccellini in sottofondo, che par di sentirci dentro ad una versione di Grease dove al posto dell’officina dove operano i T-Bird siamo fuori dagli stabilimenti FIAT. Poi brani affiatati e coralmente pop come All That Shines, alla quale manca forse giusto un videoclip dove i nostri cantano alzando le braccia a raggio verso il sole per fare kappotto. Il disco sembra surfare su diverse onde stilistiche, mantenendo forte a sé quel che permette al quartetto di saltabeccare qua e là.
Lo stile.
The Cherry Pies sono stilosi, fanno canzoncine pop, rock’n’roll leggere leggere, country sculettante e campagna cantante, pettine nella tasca dietro dei jeans e quattro fazze alle quali non puoi dire nulla. Sentite Garbage Fives ad esempio: beat quadrato, chitarrina, fischio, quella voce, corettini, twang, poi un’apertura assolutamente pop, quasi un lirismo lova, che ricama fino al termine. Sono dieci canzoni che entrano nel cuore, che sorprendono e si fanno fischiettare e cantare, con un picco di dark side per una Moonlight che sorprende a sette minuti dal finale riportandoci negli antri più bui degli anni ’80 in maniera letteralmente fantastica.
Scelgono di chiuderla con la storia della piccola Suzy, ancora una volta la voce di Veronica ad ornare Stefano, portandoci velocemente alla commozione, nascosta dalla foga di un’altra ordinazione, una fetta di Cherry Pie ed un frappé alla vaniglia, corretto vermuth.