Leo Okagawa – Density (Dissipatio, 2024)

Non so molto di Leo Okagawa, se non che è un sound artist giapponese e che ha inciso diverso materiale a partire dal 2017 su etichette a me oscure (solo la tape label tedesca Grisaille mi torna con qualcosa all’orecchio). Prodotto in versione minimale dalla Toscana Dissipatio il suono di Leo è chirurgico e riesce a mettere in scena la tensione come se ci mostrasse i trucchi e gli effetti speciali da dietro un set cinematografico ma non potessimo comunque trattenere i brividi istintivi. Ronzii, beats, basse frequenze, come se a suonare fossero apparecchiature elettromedicali e non un essere umano. Il suono è pulitissimo, limpido ed asettico, segmentato il necessario per non essere ascrivibile a nessun genere. C’è una sorta di idea dub e di elettronica che non necessita di più nominazioni, visto che si esprime con forza in quello che è: ritmo. Come tale, visto l’effetto che scatena sulle membra, conviene semplicemente tuffarsi, muovendosi e consigliando agli ascoltatori di fare altrettanto. Counting Clockwise in un mondo perfetto sarebbe un riempipista strategico e forse sta proprio a noi, tramiti ed ascoltatori, promuovere un’idea del genere, che si collega direttamente alla funzionalità del suono più minimale ed efficace. Sì ascolta, si balla, si ondeggia e ci si fa trascinare senza remore. Un disco abbacinante, da ascoltare al massimo del volume, all’aperto, in mezzo a gente inconsapevole e sconosciuta, sorridendo, nonostante fischi e larsen.