Tetuan – Qayin (Brigadisco/Onlyfuckingnoise, 2013)

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Ritornano i Tetuan dopo la tiepida accoglienza riservata su questa webzine con l’esordio Tela. La band marchigiana, partita da un math post hc alieno e ancora un po’ acerbo e derivativo è pronta a dare battaglia con un noise psichedelico dalle ritmiche asimmetriche che sfiorano misticismo e una forte vocazione alla sperimentazione (Outrohn). Il risultato è in grado di uscire da facili schematismi e di cambiare in corso d’opera modelli di riferimento preconfezionati, Slint prima o (Neuro) Isis poi. Dopo quasi tre anni e qualche tentennamento iniziale la personalità camaleontica del trio di Macerata emerge in modo prepotente. Sembra un’esagerazione dettata dalll’emotività del momento, ma davvero il suono subisce una decisa svolta, in particolare verso ritmiche arabeggianti e tessiture esoteriche che lasciano poco scampo (Rangoon). Qayin (“Caino” in ebraico) esce su vinile e in formato digitale ed è stato registrato in parte al castello di Itri da Fabio la Rocca con il contributo, anche stavolta, di Marco Bernacchia (Above The Tree). Un vortice che spazia da una psichedelia molto vicina a certe cose degli inarrivabili Oneida (si prenda Barakallahulekom o la stessa traccia che dà il titolo all’album, a proposito di modelli preconfezionati…), tutto centrifugato con accenni e innesti di percussioni, elettronica e propensione prog che sanno rendere il lavoro estremamente moderno e affascinante. Davvero una bella sorpresa.