Fuh – Dancing Judas (Smartz/Escape From Today, 2010)

I Fuh vengono da Canale, Cuneo, Piemonte. E’ necessario specificarlo perché la geografia riveste una certa importanza in questo caso. I quattro personaggi qui coinvolti infatti sembrano possedere una purezza e una passione percepibile in ogni nota che suonano, che appaiono legate in modo indissolubile al luogo dal quale provengono (puro anch’esso e omaggiato in un paio di occasioni: il campionamento di una banda di paese colta all’opera in qualche festa locale e nel titolo di un brano, Canalese Landscape). La musica vissuta forse come via d'uscita dal tedio della provincia, potrebbe essere qualcosa del genere, ma al contrario di quello che sarebbe lecito aspettarsi da casi come questo, non c’è rabbia tra questi solchi, è tutto invece molto solare, aperto.

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Modotti – S/T (Autoprodotto, 2009)

Sulla strada dove suono post e cantato nel nostro idioma vanno a braccetto non sono stati fatti molti passi da che i Massimo Volume sono nati, vissuti e morti (e risorti, per ora senza lasciar tracce particolari): qualche pallida imitazione, molti, orrendi velleitarismi pseudo letterari, qualche buon tentativo morto sul nascere (i Six Minute War Madness di Full Fathom Six, fresco di ristampa). Con i Modotti è tempo di riprendere il cammino.

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Aucan – S/T (Africantape/Ruminance, 2008)

Giù la maschera: ero partito molto prevenuto nei confronti degli Aucan, temevo che sulla scia dei Three Second Kiss fossero un po' passatisti oppure temevo il post-rock punk-funkettoso (che a confronto i Liars del primo disco sono i Cro-Mags con tanto di tuffo a piedi uniti sulla prima fila del pubblico). Invece come al solito mi prendo il mio bello zainetto pieno di pregiudizi e mi lo infilo in saccoccia.

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