Strength - Mind Eater

Strength – Mind-Reader (Community Disco, 2010)

Continuando nella perseguita via dell'autoproduzione, che evidentemente paga bene per chi fa una marea di date dal vivo e che massimizza il guadagno dalla vendita diretta rispetto all'arrivare ai negozi, gli Strength, da Oakland via Portland, arrivano fino alle sponde europee dell'atlantico per farci sapere che si può ancora tamarreggiare senza vergogna. Cassa dritta, synth tamarri, voce da nerd sopra tutto il resto e un amore non nascosto per Fame – Saranno Famosi.

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Drink To Me/Edible Woman – Split 7” (Smartz, 2009)

Smartz, etichetta canavesana da anni coinvolta in produzioni hardcore e d.i.y. (C.O.V., Distruzione, Arturo, Belli Cosi, Kafka, tra gli altri), da qualche tempo a questa parte pare tendere ad un ventaglio di produzioni sempre più eterogeneo (vedi tra le ultime cose: Treni All’Alba, Bob Corn, X-Mary, Red Worms’ Farm). L’uscita n. 45 del catalogo oltre a confermare in pieno questa tendenza, contiene in se un’altra novità: è la prima produzione targata completamente Smartz, ovvero che non si avvale del circuito d.i.y. ma presenta sulla copertina del 7” esclusivamente il proprio logo, quello dell’omino che si ciba del suo stesso cervello. Detto questo, la scelta di abbinare gli eporediesi Drink To Me ai fanesi Edible Woman appare azzeccata, entrambi i brani, pur con le dovute differenze, sono tenuti in piedi dalle tastiere, più psichedelico e carico il primo e più tendente al groove e minimale il secondo, ma in generale si possono trovare dei tratti comuni e l’insieme delle due entità sullo stesso pezzo di vinile ha decisamente il suo senso.

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The Points – S/T (Mud Memory, 2008)

Roba da far sembrare gli Zeke progressive con l'ukulele e i Ramones troppo concettuali per essere punk-rock, The Points, trio/duo(?) della Virginia, vanno giù a testa bassa coi soliti giri one-two-three-four, ma lo fanno a meraviglia. C'è da notare che il tasso di acidità della chitarra, gravida di fuzztoni e riverberi, fa spesso strabordare l'anima della band in un garage emozionale e volitivo, ma senza cedere un momento o tirare il fiato.

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Eat The Rabbit – S/T (Marsiglia/QueSuerte, 2008)

Amedeo Scofone è uno dei pochissimi artisti che canta come parla e quindi parla come mangia. Nel senso che ne riconosci sempre il caratteristico timbro tra "una papera inseguita dal cuoco" e "uno strafatto di paranoia". Comunque le qualità del giovane trio genovese degli Eat The Rabbit sono indubbie e di alto livello: si cibano equamente di neowave tastieratissima e slabbrata quanto avrebbero potuto concepirla gli El Guapo all'università e di quello spirito punk-Ikea che rende elegante ogni abitazione.

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