Shana Cleveland – Manzanita (Hardly Art, 2023)

Leggo il titolo, Manzanita, che mi fa accendere qualche ricordo… ci metto un attimino prima di ritornare a Mia Doi Todd, che eravamo nel 2005 con il suo disco così chiamato. Sempre Los Angeles e Shana Cleveland, al suo terzo album da solista, oltre ad una brillante carriera come vocalist delle La Luz (rimasi folgorato dal loro album omonimo del 2021) ci colpisce al cuore con un suono classico e pastoso. Songwriting caldo e narcotico, di quello da sorbire al mattino, tazza di caffè e vista sulle maree delle coste oceaniche. Manzanita è un disco accorato, non stupisce che sia legato alla nascita del suo primo figlio, tanto che sembra di potersi accoccolare perdendo letteralmente i sensi lasciandosi alle nenie sagaci di Shana. Suoni vellutati, curati come di norma per i suoi lavori dal fidato Johnny Goss, un basso (Abbie Blackwell dei Rae), Olie Eshleman di God’s Favorite Beefcake alla pedal steel, un talento come Will Sprott ad occuparsi di tastiere, dulcimer,  glockenspiel e clavicembalo. Ne esce una vera e propria famiglia, dove Shana tiene le fila sostenuta da una rete che profuma del legno che lo titola, ma anche di vecchi sapori, di storie e ninne nanne, di comfort food e di spazi in cui aprirsi al paesaggio raccontandosi. Brani cantati e strumentali che ci prendono per mano, per quattordici tappe che ci fanno entrare in un mondo ruvido, accorato e reale. Un mondo che andremo ad esplorare, spolverando quanto perso finora e sedendoci a tavola, tazza di caffè e sguardo puntato all’orizzonte, Shana a ricamare suoni attorno a noi.