Selfimperfectionist – Pure (Delete, 2022)

Piove. In attesa del risultato di un test rapido decido di immergermi nei suoni di Selfimperfectionist per capire, insieme a Giorgio Pilon, quale sia la via corretta da prendere.
Il disco è dedicato alla memoria dal padre, scomparso da qualche mese, e ci cala in una realtà sintetica dove ritmo e polvere vanno a braccetto, trasformandosi in una nebbia sinora parecchio intrigante. È un viaggio verso una luce che, come dall’evocativa copertina, filtra attraverso alle fronde. Una luce pura, un percorso di trasformazione, un primo passo.
Dialectical tiene a bada una ritmica acuta che lavora in tensione su punte e lame, creando un ambiente di scomoda interpretazione e poi di rilascio, quasi si rasserenasse dopo aver sciolto dei nodi, o aver concordato un feeling comune. La musica di Selfimperfectionist è un continuo spostare gli equilibri tra pieno e vuoti, bassi e punte acute in ambienti che sono un simulacro naturale ma talmente osservabili che i loro filamenti e le loro composizioni ce li fanno apparire come composizioni digitali.
Dusk, il crepuscolo, lo scorrere del tempo, l’osservare con occhi nuovi i minimi cambiamenti facendoci trasportare su nuvole ambientali intense, per poi improvvisamente accorgerci che stiamo ballando, aspettando la notte. Quello che esce in ogni pezzo è la personalità di Giorgio nel giocare con pochi elementi, dosando sapientemente le misture, come un barman di razza con gli ingredienti delle miscele.
I 28 minuti circa dell’album, che esce soltanto in digitale per Delete Recordings (label che, ricordiamo, non ha mai sbagliato un colpo e che ogni volta ci dona piccoli gioielli artigianali), si concludono con una Goodbye my Dear Friend accorata e commovente, a spostare le fronte facendosi prendere dalla luce e diventando suono puro. Non ho idea se qualcuno abbia già battezzato l’emotronica ma l’ambito è senz’altro quello, Thomas Morr prendi nota, hier ist brot für deine zähne.