Salò – Salò (Kubo Raum, 2023)

Salò è il nome del progetto musicale scelto da Emiliano Maggi, Stefano di Trapani, Toni Cutrone, Cosimo Damiano e Giacomo Mancini. Nomi e storie che abbracciano appieno i vari flussi artistici romani degli ultimi anni. Musica, scultura, poesia performativa, sound-art, teatro e mille altri rivoli ancora. Il disco, un doppio LP, esce come debutto per Kuboraum editions, brand attivo nel design, nella fabbricazione di occhiali ed in residenze sonore che, nel tempo, ha visto esibirsi artisti come QUELZA, Moin, u-Ziq, gli stessi Salò e molti altri. Al momento del nostro ascolto il quintetto ha già subito una defezione, con Stefano di Trapani che non fa più parte del progetto, assestatosi ora come quartetto. Gli 80 e più minuti del disco iniziano nel migliore dei modi, rapendoci e portandoci in una terra dove suono, musica e lingua diventano un insieme broccato e materico. D’impatto a farmi storcere la bocca è la lingua inglese, per un progetto che, centrato come sembrava sulla romanità e sul suo rinascimento, scambia invece i sette colli con le brughiere. Il suono è voluttuoso e decadente, la voce ipnotica e fantasmatica, l’insieme di sicuro fascino grazie anche alle registrazioni utilizzate come colore per le tele musicali di Salò, fra le quali alcune risate che fanno risalire più di un brivido sulla schiena. Inquietante è infatti una delle sensazioni più presenti durante l’ascolto del disco, vera e propria orgia di intuizioni e significati fra uno e l’altro brano. A tratti si sentono suonare i festoni, come nella centrale Capra Io Vedo, Capra Io Sono, ma sono semplici flash, che il corpo del disco, vibrante ed aperto, è questa sorta di fossa dell’universo, colorata ed in suppurazione. Veloce e dritta come un palloncino aperto in Denti Neri, che ne suo quarto d’ora di durata funge da summa e da negazione dell’intero album, essendo quella pastoia vero senso essenziale dei Salò, della loro situazione e del loro sguardo. AEIOUY è onomatopea battente e ciondolante, Notturno una pozza ferma e malsana, dalla quale nascono zanzare e malsani miasmi. Salò sembra essere in grado di far nascere dalla sua stessa musica la peste, la malattia, il male. Così Indiavolata Innamorata sembra portare le feste popolari sul set di the Society di Brian Yuzna e Faccio l’Amore a Cavallo di un Asino si prende forse la palma del brano più bello della raccolta. Intrigante, elegante, lucido e sinuoso, in attesa che le mosche iniziano un altro giro di contagio.