Johnny Mox – Anni Venti (Toloselatrack / Sonatine, 2023)

Finalmente. Gianluca Taborelli decide di tornare a vestire gli abiti del predicatore, dell’uomo rock’n’roll che tanto ci aveva affascinato anni or sono. Ma il mondo intorno a lui è cambiato ed in Anni Venti anche Johnny Mox si ritrova cantore in una nuova lingua, l’italiano, per un percorso che sembra muoversi da subito sul filo del baratro, Non si torna più indietro, per voce e beats. Muore e poi rinasce, in una Rotta che sembra la direzione presa dalle onde ad infrangersi sulla riva, una dopo l’altra nella loro ineluttabilità. Poi il legittimo diritto di fare schifo quando è come gli pare, quantomai sacrosanto in Shhh. L’aria a tratti ci riporta ad una canzone italiana dei tempi andati, mondo che lo stesso Gianluca sta esplorando con gli Addio Addio in compagnia di Lovra Gina (progetto che, se ancora non l’avete sentito, vi tolgo il saluto fin da subito). I brani sono sofferti e tormentati ma mantengono un’eleganza ed una compostezza senza pari; d’altra parte riescono con delle semplici frasi a diventare slogan dei tempi che viviamo, come nella cruda AI Paura? Il risentimento è l’unica vera lotta di classe in Whole lotta Lotta di classe, sopra un canto abbozzato in sottofondo. Sono flash che ci spingono a tornare a riascoltare i brani, calandoci completamente nel mondo odierno dipinto da Johnny Mox. Fortissimo è dolente e lancinante, magica nel suo trasportarci in un una sorta di passato magico, una bolla di crooning per affrontare il dolore della crescita. Dopo un’onda di suono per la biologa dell’endosimbiosi Lynn Margulis si arriva ad un Pensiero Collettivo spirituale nel quale nessuno è più responsabile. Poi, beh, ci sarebbero i Poveri, sopra un beat che ricorda la Hard Knock Life di Jay Z. Ci si affida al twang di una chitarra per andare lontanissimo ma tutto ciò che si ottiene sono parcheggi e palazzi, potendo contare soltanto sulle nostre gambe. Chiude l’acida Cosa potrà mai andare storto che avvicina il groove al deserto ed ad una sorta di capellume stoner.

Un disco che riesce in maniera magica ad unire mondi e sensazioni, blues, canzone italiana, garage ed aperture psichedeliche. Un disco che ha bisogno di diversi ascolti per accorgersi di quanto riuscita sia l’unione fra musica e testi, entrambi rei di colpirci, uno schiaffo per uno, uno a destra ed uno a sinistra, fino a schiarirci le idee.